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Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/157

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Me ne rallegro assai, e mi compiaccio di scorgere in voi un principe sì degno, di lei. Il re mio padre ha gran torto di opporsi sì vivamente alla nostra unione: ma non appena vi avrà veduto, spero non esiterà a renderci amendue felici.» Sì dicendo, gli presentò la destra in segno d’amicizia.

«Beder, stimando d’essere al colmo della sua felicità, stese la mano, e presa quella della principessa, si chinò onde baciarla con rispetto; ma la giovane non gliene diè il tempo.

«— Temerario,» gli disse respingendolo, e sputandogli in viso, in mancanza d’acqua, «lascia la forma d’uomo, e prendi quella d’un uccello bianco, col becco ed i piedi rossi.»

A tal passo, Scheherazade cessò dal racconto, con grande rammarico della sorella e di Schahriar, impazienti amendue di sapere che cosa accadesse al principe Beder dopo la sua metamorfosi; al qual desiderio soddisfece la sultana delle Indie, ripigliando l’indomani in codesti sensi:


NOTTE CCLVIII


— Sire, quando Giauara ebbe pronunciate tali parole, il re Beder si trovò cangiato in uccello di quella forma, con egual mortificazione che maraviglia. — Prendetelo,» diss’ella poi ad una delle sue donne, «e portatelo nell’isola Secca.» Era quell’isola uno spaventoso scoglio dove non trovavasi goccia d’acqua.

«Prese la donna l’uccello, ma nell’eseguire l’ordine della principessa Giauara, sentì compassione