Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/388

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tuo quartiere ed i quattro sceicchi suoi consiglieri. Il tuo desiderio mi parve adatto a darmi un soggetto di divertimento, ed in tal pensiero, immaginai sul momento il mezzo di procurarti la soddisfazione che bramavi. Portava con me una certa polvere che fa dormire, dal momento che la si prende, in guisa da non potersi destare se non dopo un dato tempo. Senza che tu te ne avvedessi, ne gettai una dose nell’ultima tazza che ti presentai e che bevesti; il sonno ti aggravò immediatamente le pupille, ed io allora ti feci prendere e portare al mio palazzo dal mio schiavo, lasciando, nell’uscire, aperta la porta della tua stanza. Non è mestieri dirti che cosa ti accadde nel mio palazzo ed in tutto il giorno fino alla sera, in cui, dopo essere stato ben trattato secondo i miei ordini, una mia schiava, che ti serviva, versò un’altra dote della stessa polvere nell’ultima tazza che bevesti. Fosti subito còlto dal sopore, ed io ti feci riportare a casa dallo schiavo stesso che ti aveva qui portato, coll’ordine di lasciar ancora aperta la porta della tua camera uscendo. Mi raccontasti tu medesimo quanto ti avvenne il giorno dopo ed i susseguenti. Non m’immaginava che tu dovessi patire quanto hai in quell’occasione sofferto; ma, come già me ne impegnai, farò di tutto per consolarti, e farti dimenticare i tuoi mali. Vedi dunque cosa possa fare per compiacerti, e domandami arditamente ciò che brami.

«— Commendatore de’ credenti,» soggiunse Abu Hassan, «per quanto grandi siano i mali da me patiti, sono scancellati dalla mia memoria dal momento che sento essermi venuti da parte del mio sovrano signore e padrone. Circa alla generosità, di cui la maestà vostra si offre con tanta bontà di farmi sentire gli effetti, non dubito menomamente della sua parola irrevocabile; ma siccome l’interesse non ha mai avuto alcun impero su di me, poichè ella mi concede