Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/622

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«Continuò poi a rimirarmi con attenzione, mentre io pure la guardava. Pagò quindi il pane ch’era venuta a comprare, e quando volle andarsene, mi fe’ cenno di seguirla all’insaputa del fornaio.

«Io stava sempre attento ai mezzi di liberarmi da una metamorfosi si strana come la mia, ed avendo notata l’attenzione colla quale avevami esaminato quella donna, immaginai che avesse forse conosciuto qualche cosa della mia sciagura e del misero stato in cui era ridotto, nè m’ingannava. La lasciai però andare e mi contentai di guardarla; ma fatti due o tre passi, ella si volse, e vedendo ch’io la osservava soltanto senza movermi dal posto, mi fe’ nuovamente segno di seguirla.

«Allora, senza deliberare ulteriormente, scorgendo il fornaio occupato a ripulire il forno per un’altra cottura di pane, e che non badava a me, saltai giù dal banco, e seguii quella donna, che mi parve esserne molto lieta.

«Camminato alquanto, giunse alla sua casa, ne apri la porta, ed entratavi: — Entra,» mi disse, «non ti pentirai d’avermi seguita.» Quando fui dentro, e ch’ella ebbe chiusa la porta, mi condusse nella sua stanza, dove vidi una giovane donzella di mirabile bellezza che ricamava. Era la figliuola della donna caritatevole che mi aveva colà condotto, abile e sperimentata nell’arte magica, come in breve conobbi.

«— Figlia,» le disse la madre, «vi conduco il cane famoso del fornaio, che sa distinguere così bene le monete false dalle buone. Sapete avervene io detto il mio pensiero sin dal primo rumore che se n’è sparso, manifestandovi che poteva benissimo essere un uomo trasformato per qualche nequizia in cane. Oggi m’è venuto in mente di andare dal fornaio a comprar del pane; sono stata testimone della verità che si è divulgata, ed ebbi la destrezza di farmise-