Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/639

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«voglio pur farvi nuovamente dono di queste due cento pezze d’oro; ma badate di metterle in luogo abbastanza sicuro onde non v’accada di perderle sgraziatamente come le altre, e di fare in modo che vi procurino quel vantaggio che dovrebbero avervi pro cacciato le prime. —

«Gli protestai che l’obbligazione cui gli doveva per questa seconda grazia era tanto maggiore in quanto che io certo non la meritava, e che nulla dimenticherei onde approfittare del suo buon consiglio. Io voleva proseguire; ma egli, non dandomene l’agio, mi lasciò e continuò la sua passeggiata coll’amico.

«Io non ripresi, dopo la loro partenza, il mio lavoro, ma entrai in casa, dove allora non si trovavano mia moglie, nè i miei figliuoli. Delle duecento pezze d’oro ne posi a parte dieci, ed involsi le altre cento novanta in un pannolino che annodai. Si trattava di nascondere in luogo sicuro il pannolino. Dopo avervi ben riflettuto, pensai di porlo in fondo ad un vaso di terra, pieno di crusca, che stava in un canto, dove m’immaginai che nè mia moglie, nè i ragazzi l’andrebbero a cercare. Mia moglie tornò poco dopo, e siccome mi rimaneva pochissima canapa, così, senza parlarle de’ due amici, le dissi che andava a comprarne.

«Uscii di casa; ma mentre m’era recato a fare la provvista, venne a passare per la contrada un venditore di terra da pulire, di cui servonsi le donne al bagno, facendosi udire col solito suo grido.

«Mia moglie, non avendo più di quella terra, chiamò il venditore, e siccome non possedeva danari, gli do mandò se volesse dargli della sua terra in cambio di crusca. Il venditore chiese di vedere la crusca; mia moglie gli mostrò il vaso, e conchiuso il contratto, essa ricevette la terra da pulire, ed il mercante portò via il vaso colla crusca.

«Tornai carico di quanta canapa poteva portare.