Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/728

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«Colui portò le medesime ragioni allegate dal veto davanti al cadì di Bagdad, e domandò parimenti di affermare con giuramento che quanto diceva era la pura verità.

«— Non abbiate tanta fretta,» rispose il finto cadì; «prima di venire al giuramento, bramerei vedere il vaso delle olive. Alì Kodjah,» soggiunse, rivolgendosi al finto mercante di tal nome, «avete portato il vaso?» Siccome quegli rispose negativamente: «Andate a prenderlo,» ripigliò, «e recatemelo. —

«Il falso Alì Kodjah disparve per un istante, e tornando, finse di mettere davanti al supposto cadì un vaso, dicendo essere il medesimo da lui posto presso l’accusato, e d’onde avevalo ritirato. Per nulla ommettere delle formalità, il finto cadì chiese al mercante se anch’egli riconoscesse il vaso, ed avendo questi, col suo silenzio, manifestato di non poterlo negare, comandò di scoprirlo. Allora il finto Alì Kodjah fe’ mostra di levarne il coperchio, ed il cadì, fingendo di guardare nel vaso: — Oh le belle olive!» disse: «voglio assaggiarne.» Simulò di prenderne una e gustarla; indi soggiunse: «Sono eccellenti. Ma,» continuò poi il preteso cadì, «mi sembra che le olive conservate per sette anni non dovrebbero essere sì buone. Facciansi venire due commercianti d’olive, e ch’essi diano il loro parere. —

«Subito gli furono presentati due fanciulli sotto tale qualità.

«— Siete voi mercanti d’olive?» chiese loro il giovine cadì; e com’ebbero risposto tal esserne la professione: «Ditemi,» riprese, «sapete quanto tempo le olive, acconciate da gente che se ne intenda, possano conservarsi buone da mangiare? — Signore,» risposero i finti commercianti, «per quanta cura si abbia onde conservarle, non valgono più nulla dopo