Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/122

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nelle scienze, ed in particolar modo nella storia, aveva preveduto che, per modestia e rispetto, i principi non si prenderebbero la libertà di dar principio alla conversazione; laonde, per somministrar loro campo di parlare, la cominciò egli e la sostenne per tutto il pasto; ma su qualunque materia li interrogasse, risposero con tanta cognizione, spirito, giudizio e discernimento, che ne rimase altamente stupito. - Quando pur fossero miei figli,» diceva fra sè, «e che, collo spirito cui posseggono, li avessi educati, non ne saprebbero di più, nè sarebbero più abili o meglio istruiti.» Prese in somma tanto piacere ai loro discorsi, che dopo essere rimasto a tavola più del solito, entrò, levandosene, nel suo gabinetto, continuando colà a conversare coi giovani per molto tempo. In fine il sultano disse:

«— Non avrei mai creduto che in campagna vi fossero giovani signori, miei sudditi, sì ben educati, spiritosi e d’ingegno. In tutta la mia vita non ebbi colloquio che m’abbia recato maggior piacere del vostro; ma basta così: è tempo che vi solleviate l’animo con qualche divertimento della mia corte, e non essendovi cosa più capace della musica per dissipare la tristezza, sentirete un concerto di voci e d’istrumenti che non sarà ingrato. —

«Quando il sultano ebbe finito di parlare, i musici, avendone avuto già l’ordine, entrarono, e degnamente corrisposero all’aspettativa in cui si era della loro abilità; al concerto poi successero i giocolieri, e quindi varie coppie di ballerini d’ambo i sessi chiusero il divertimento.

«Vedendo, i due principi che avvicinavasi il tramonto, si prosternarono appiè del sultano, domandandogli licenza di ritirarsi, dopo averlo ringraziato della sua bontà e degli onori de’ quali avavali colmati; ed il monarca, accommiatandoli, disse loro: — Vi lascio