Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/132

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«Il sultano, vedendosi davanti il piatto di cedriuoli, e credendoli ripieni secondo il solito, vi portò la mano, ed estrema ne fu la sorpresa trovandoli riempiti di perle.

«— Che novità è questa?» sclamò; «a qual fine un ripieno di perle? Le perle non si mangiano.» E già guardava i due giovani e la principessa: per chieder loro cosa ciò significasse, allorquando l’uccello, interrompendolo: — Sire,» disse, «vostra maestà può stupir tanto d’un ripieno di perle che vede coi propri suoi occhi, ella che si facilmente credette aver la sultana sua sposa partorito un cane, un gatto ed un pezzo di legno? — L’ho creduto,» rispose il sultano, «perchè le levatrici me l’hanno assicurato. — Quelle levatrici,» ripigliò l’uccello, «erano sorelle della sultana, ma sorelle invidiose della felicità onde l’avevate preferibilmente ad esse onorata; e per soddisfare alla loro rabbia, hanno abusato della credulità della maestà vostra. Se le farete interrogare, confermeranno il loro delitto. I due fratelli e la sorella che vedete, sono i vostri figliuoli da esse esposti, ma che furono raccolti dall’intendente de’ vostri giardini, e per sua cura nudriti ed educati.»


NOTTE CDXXVII


— Il discorso dell’animaletto illuminò in un attimo l’intelletto del sultano, il quale: — Uccello,» sclamò, «io non ho difficoltà a prestar fede alla verità che tu mi palesi. L’inclinazione che mi trascinava verso di loro, e la tenerezza che già per essi provava, mi palesavano fin troppo ch’erano del mio sangue.