Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/141

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della sua autorità, vessò i sudditi, e commise, al principio del suo regno, grandi ingiustizie.

«— Ed è forse in conseguenza di tali ingiustizie,» riprese la donna, «che la sua posterità è costretta a chiedere l’elemosina nelle pubbliche vie. — Ma,» aggiunse il califfo, «tutti gli storici convengono ch’esso cambiò tosto di condotta, e si mostrò sì umano e caritatevole, che gli animali terrestri e gli uccelli del cielo risentirono gli effetti della sua giustizia e bontà. — Ed è perciò,» rispose la nuova regina, «che Dio ebbe pietà de’ suoi discendenti, ritirando la sua pronipote (1) dalla pubblica via, per farla sposa del Commendatore dei credenti. —

«Il califfo Aaron Alraschild era d’un carattere fiero e sospettoso; quell’illustre origine, ch’egli non aspettavasi d’incontrare, il sangue freddo col quale la nuova regina considerava la propria elevazione, e forse l’alterezza ch’egli trovò nelle di lei risposte, tuttociò lo punse sì al vivo, che l’abbandonò bruscamente, giurando di non vederla se non dopo un anno.

«L’anno seguente, nel giorno della festa dell’Arafa, il califfo, travestitosi ancora uscì, dal palazzo, accompagnato da Giafar, suo visir, e da Mesrur, capo degli eunuchi. Passeggiando per la città di Bagdad, una bottega attirò i suoi sguardi, tant’era la pulitezza e l’eleganza che vi regnavano. Egli vi vide: un giovane occupato a preparare con gran cura ed attenzione molti pasticcetti (2), che riempiva, poscia di amandole e pistacchi.

«Il califfo si fermò un momento, e si divertì a

  1. Pronipote significa in questo caso discendente; l’autore arabo si serve anche della parola figlia in tal significato.
  2. Il nome arabo di queste paste è catifa, che al plurale fa catayèf.