Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/142

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veder lavorare il giovane confetturiere. Tornato al palazzo, mandò da questi uno schiavo a prendere, a suo nome, cento focacce della grossezza di un pugno. Lo schiavo non tardò a portarle. Il califfo allora sedette, si fece dare zucchero, pistacchi, e tutto l’occorrente, e si mise a riempire egli stesso le paste, ponendo in ciascuna una moneta d’oro. Mandò nello stesso tempo una schiava alla pronipote di Chosroe per avvertirla che l’anno fissato essendo trascorso, andrebbe in quella sera a visitarla, facendole nello stesso tempo domandare qual cosa desiderasse, e qual presente dovesse farle.»


NOTTE CDXXIX


— La principessa persiana rispose al messo del califfo di avere quanto poteva desiderare, e che non mancavale cosa alcuna. Riferita tal risposta al monarca, questi ordinò all’eunuco d’andare di bel nuovo dalla principessa, e farle una seconda volta la stessa domanda. La giovane, vedendo che il califfo insisteva, lo pregò di mandarle mille pezze d’oro, ed una donna d’età matura (1) nella quale avesse tutta la fiducia, onde poter uscire con lei, e distribuire ai poveri le mille pezze d’oro. Il califfo, contento di poter fare qualche cosa d’aggradevole alla consorte, diè tosto gli ordini necessari per sod-

  1. In arabo cahermaniah. I califfi Abassidi avevano per intendenti delle loro case alcune donne chiamate cahermaniah, nelle quali fidavano più che negli uomini, temendo d’essere avvelenati.