Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/144

Da Wikisource.

132


gran piatto di porcellana della China. Poscia, chiamato uno schiavo, ordinogli di portare quel piatto alla principessa di Persia, dicendole, da parte sua, esser l’arra della pace ch’egli voleva fare in quella sera con lei. Lo schiavo prese il piatto, lo consegnò alla vecchia, riferendole le parole del califfo, e tornò indietro malcontento di non aver potuto, mangiare una sola di quelle focacce. Aveva avuta la tentazione di prenderne una, ma essendo piuttosto grosse, temeva che, vedendo un vuoto, non se ne accorgessero.

«La principessa, veduto il piatto di paste, ordinò alla vecchia di portarlo al giovane che avevale dato da bere, per ringraziarlo della sua gentilezza. La vecchia uscì subito per eseguir l’ordine. Essa pure, strada facendo, ebbe la tentazione di gustare di quelle paste, ed anzi ne aveva già presa una ma, vedendo il vacuo che restava nel piatto, pensò che si sarebbero facilmente accorti della sua ingordigia, e la rimise al posto. La donna trovò il giovane seduto vicino alla porta di casa sua, lo salutò e gli disse: — Mio bel signore, la persona per la quale io v’ho chiesto da bere, vi manda queste paste in ringraziamento della tazza d’acqua che le porgeste. — Ponetele sul sedile,» rispos’egli, ringraziandola.

«Partita la vecchia, la guardia del quartiere venne a visitare il giovane, e gli disse: — Signor hageb (1), oggi è il dì della festa dell’Arafa; non mi darete voi qualche cosa per celebrare questo santo giorno e comperare a’ miei ragazzi qualche ghiottornia? — Prendi quel piatto di dolci,» gli disse il giovane. La guardia del quartiere, contentissima, gli baciò la mano e partì col piatto.

  1. Nome d’una dignità presso la persona del califfo; che può corrispondere a quella di ciambellano.