Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/142

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tanto sgomento da gettarne un acutissino strido, che fe’ accorrere immediatamente sua madre e tutte le donne, cui annunziò, tutta tremante, d’essere stata al certo toccata da qualche spirito malefico.

«La sultana, partecipando all’emozione della figliuola, mandò a cercare la nutrice, e narratole l’accaduto, quella buona donna dichiarò che il mezzo più efficace per iscacciare gli spiriti maligni consisteva nell’ardere, ne’ luoghi che infettavano, un po’ di sterco di camello. Se ne portò dunque sul momento una certa quantità, ed appiccatovi il fuoco, si sparse per tutto l’appartamento un fumo sì denso, che il giovane n’ebbe pieni gli occhi. Per un movimento involontario, se li asciugò col fazzoletto, ed avendo di tal guisa tolto il collirio, svanì l’incanto, e l’imprudente cessò di essere invisibile.

«Alla sua vista la principessa, la madre e le altre donne misero un grido di maraviglia e spavento, che fece accorrere gli eunuchi. Questi presero il temerario, e percossolo duramente e legatolo, lo trascinarono davanti al sultano, al quale esposero come lo avessero trovato nell’harem. Il re, furibondo, mandò a cercare un manigoldo, e gli ordinò d’impadronirsi del reo, vestirlo d’un abito nero, misto a pezzi di stoffa color di fuoco, collocarlo su d’un camello, e dopo averlo mostrato per le vie, metterlo a morte.

«Il carnefice afferrò il giovane, lo vestì come gli era stato imposto, e fattolo salire sur un camello, lo condusse in giro per la città, preceduto da guardie e da un banditore, il quale ad alta voce gridava: — Contemplate il castigo di chi osò violare il santuario del serraglio reale.» Il corteo si vide tosto contornato da innumerabile moltitudine, la quale, notando la gioventù e la bellezza dell’infelice condannato, non poteva trattenersi dal piangerlo.