Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/328

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«Il giovane, durante quel discorso, struggeasi in lagrime. Lo strinse il padre un’altra volta al seno, e spirò. Tutta la casa risuonò di gemiti; se ne lavò il cadavere, e in affidato alla terra con tutte le solite cerimonie. Alì poi rimase quaranta giorni chiuso nella sua camera, leggendo il Corano, senza vedere alcuno.

«Un giorno, venuti a visitarlo parecchi giovani, figli di mercatanti e suoi compagni d’infanzia, l’indussero ad uscire con loro, burlandosi del suo dolore, e cercando di volgere in ridicolo la di lui tristezza. — Monta sulla mula,» gli dissero, «e vieni con noi ai giardini.» Si lasciò trascinare dalle reiterate istanze, e passò parte del giorno a bere ed intertenersi con loro. All’indomani, tornati a vederlo, ei li accompagnò come il giorno precedente; e non mancando la moglie di ricordargli gli ultimi consigli del padre, soprattutto quello di non frequentare cattiva compagnia: — Sono persone illibate,» rispose, «figli d’onesti mercatanti: amano, è vero, l’allegria ed i piaceri; ma ciò non toglie d’essere galantuomo. —

«Passati in tal guisa parecchi giorni, gli amici di Alì così gli dissero: — Ora tocca a te a trattar noi; non vorrai certo fare un’eccezione per te solo.» Bastarono tali parole per gettare il giovane Alì in pazzissime spese, che doveano alla fine cagionarne la ruina. Erano ogni giorno sollazzi e divertimenti cui assistevano donne di dubbi costumi; gite sulle sponde del Nilo, oppure nella deliziosa isola di Ronda, che il Nilo stesso forma rimpetto al Cairo. Per circa tre anni menò Alì un tal genere di vita, nel corso de’ quali scialaquò tutta l’eredità del padre: il denaro, le gioie, le case, i giardini, tutto vendette, persino la casa nella quale abitava.

«Trovatosi così in miseria, non sapeva Alì come nutrire due figliuoli gemelli, un bambino ed una fan-