Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/418

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schiavi condotto al bagno, che lo rivestirono d'un abito di seta onde presentarlo al loro padrone. La giornata passò in divertimenti, e la notte fu sacra all’amore come la precedente. Lo stesso fu per tre giorni di seguito. Il quarto, Giansciah disse al Giudeo: — Ora son pronto ad accingermi all’opra, e voglio eseguire il lavoro, del quale mi sono incaricato senza sapere di che si tratti. —

«L’Ebreo fe’ condurre tosto due mule; salì sull’una e Giansciah sull’altra, e camminati sin verso la metà del giorno, trovaronsi appiè d’un monte altissimo, ove smontarono. L’Ebreo presentò a Giansciah un largo coltellaccio, comandandogli di uccidere la mula. Egli obbedì e la scorticò, dietro ordine dell’Ebreo. — Adesso,» gli disse questi,«bisogna che tu ti metta entro la pelle della mula, ed io ti cucirò come in un sacco. Verrà un uccello a prenderti negli artigli e trasportarti sulla vetta del monte, ove raccoglierai per me le pietre preziose che vi si trovano.» Benchè simile condotta paresse al giovane assai strana e bizzarra, volle nondimeno impiegare la giornata a voglia del Giudeo, siccome avea promesso. Si chiuse dunque nella pelle della mula, che l’altro cucì appunto come un sacco. Allora un uccello mostruoso, sollevatolo in aria, lo trasportò sulla cima del monte, e cominciò ad attaccarlo col becco, credendo che fosse la pelle della mula morta; ma Giansciah, aperta la pelle, sporse fuori la testa, e l'uccello fuggì spaventato.

«Il giovane volse gli sguardi da tutti i lati senza scorgere alcuno. Infine sclamò: — Non v’ha forza e protezione che in Dio onnipotente!» Poi si mise a raccogliere le pietre preziose sparse sulla montagna in gran numero, ne discese lento lento, e raggiunse l’Ebreo che l’attendeva. Prese questi i diamanti, salì sulla mula ed allontanossi di galoppo. Il misero