Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/625

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«Volendo attraversare il mercato ove si vendevano gli schiavi, si vide arrestato da una gran calca che circondava un vecchio, il quale teneasi davanti una cassa su cui sedeva uno schiavo. Il vecchio gridava: — Gente ricca! gente di questa città! chi vuol comprare per cento zecchini ciò che sta chiuso in questa cassa, che viene dal serraglio della principessa Zobeide, figliuola di Kassem?» Da prima regnò un silenzio generale, temendo i mercanti non fosse qualche inganno: ma infine uno offrì dieci zecchini, un altro cinquanta, un altro sessanta, e si crebbe sino ai cento. — A cento zecchini!» gridò il banditore; «chi dà di più? — Cento ed uno,» sclamò il pescatore. Tutti gli astanti si misero a ridere udendo quell'offerta, e burlandosi di Califfo, che pareva non avesse in tasca un soldo. Mentre si spassavano a sue spese; il banditore chiuse l’incanto e consegnò la cassa al pescatore. Questi gli contò i cento ed uno zecchini e lo schiavo, toccatili, andò a render conto della sua missione a Zobeide, che ne fu lieta.

«Califfo si prese sulle spalle la cassa, e siccome era pesantissima, sudava a grosse gocce quando giunse a casa. La depose allora per aprirla; ma non avendone la chiave, nè volendo spezzare la serratura, risolse di attendere alla domane; intanto si distese sulla cassa e vi si addormentò. Ma destossi in breve con ispavento, udendo qualche cosa moversi di dentro. Sia lodato Iddio,» sclamò, -«che non l'ho aperta! ella contiene de geni che mi avrebbero nell’oscurità giocato qualche brutto tiro.» In quell'istante, la cassa si scosse di nuovo, e lo spavento di Califfo raddoppiò: la notte era oscurissima, ed ei non aveva lume, nè denari per comprarne. Uscì dunque di casa, e si mise a correre pel quartiere, gridando: — Vicini! prestatemi un lume, avendo in casa geni venuti a visitarmi.» Un vicino, ridendo della sua pazzia, gli