Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/662

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

248


vrano. Il re, sopra tutte le cose, deve vagliare al mantenimento della religione, dei privilegi e diritti dei suoi soggetti. — Benissimo! Ora ditemi, o principe, che cosa si deve fare per comandare alla propria lingua, e non lasciarsi traviare? — Bisogna astenersi dalla menzogna, non dir male del prossimo e guardarsi dal dare risposte sconsiderate. Non si debbono mai rivelare i discorsi uditi, nè parlare delle cose che non si sanno. La parola è come una freccia che non si può ritrarre scoccata che sia, e tacere è quanto far si possa di più saggio. — Quale condotta si ha a tenere verso i parenti, gli amici, i compagni? — Rispettare ed onorare i parenti, trattarli con dolcezza, e mostrarsi sommessi ai loro voleri. Quanto agli amici, devesi ognora essere pronti a sagrificare per essi le proprie fortune, soccorrerli nell’avversità ed aver in essi una fiducia illimitata. Circa ai compagni, bisogna cercare d’esser loro grati, con maniere cortesi ed un carattere amabile. — Credete voi che il destino d’ogni mortale sia fissato dall’eternità; e devesi in tal caso cercare d’accrescere la propria felicità oppure trascurar questo pensiero come inutile? — Io sono del parere di quelli i quali pretendono che bisogna lavorare e darsi pensiero di procurarsi il necessario della vita; ma che non si debba inquietarsi e tormentarsi dell’avvenire, nè desiderare per avarizia di accumular ricchezze. — «Il visir e tutti i saggi congregati, stupiti dell’aggiustatezza e della verità di tali risposte, prosternaronsi davanti al re, e lo felicitarono per la fortuna che aveva di possedere in suo figlio una sì sorprendente maraviglia d’istruzione.

«— Illustri visiri, e voi, savi, sorgente d’ogni scienza,» disse allora il principe in aria modesta, «illuminatemi adesso intorno ad alcuni dubbi. Io sono un vaso d’argilla grossolana, ma voi l’empirete di prezioso liquore: sono un uomo in preda alla ma-