Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/727

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che udivansi da tutte le parti, ed intorno al leggiadro adolescente stringeasi una immensa folla. Abderahman lo fece entrare nella sua bottega, ma la strada non isgombravasi della gente che si fermava per contemplare quel prodigio di beltà. Il giovinetto era sommamente turbato, ed il padre temeva più che mai gli sguardi maligni.

«D’improvviso venne da un lato del bazar un dervis che cantava e piangeva; pareva che l’eccesso dell’amor divino lo portasse a quello stato di estasi. Avendo veduto Kamar-al-Zeman seduto nella bottega, improvvisò questi versi:

««Veggo la luna sulla terra: si è congiunta ad un ramo del ban (cipresso).

««Domandai Come si chiama quel giovinetto? — È una perla: quest’è l’unica risposta.»»

«Quindi entrò nella bottega, ed avvicinatosi al giovane, e datogli un pezzo d’aloè, si pose nel sito più alto, d’onde teneva gli occhi fissi su Kamar-al-Zeman, singhiozzando e sospirando in guisa ch’era una compassione ad udirlo.

«Abderahman credette che il dervis fosse invaghito di suo figliuolo, ma per rispetto alla religione e ad uno de’ suoi ministri, non osava scacciarlo. Si alzò dunque e disse: — Vieni, figlio, torniamo a casa; basta così pel primo giorno che esci.» Una folla di popolo li seguì per via, ed il dervis faceasi notare per la sua premura. — Che vuoi?» gli chiese il giovane, volgendosegli. — Voglio essere vostro ospite per questa notte,» rispose il dervis, «come sono ospite di Dio. — Siate il benvenuto,» soggiunse Kamar-al-Zeman. — Se quest’uomo diabolico,» pensava tra sè il mercatante, «fa qualche male a mio figlio, l’uccido senza misericordia, e lo seppellisco segretamente.» Partecipò il suo disegno al figliuolo, e gli disse che accorrerebbe alla più leggera libertà che