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Ranocchia. Rov. Spiga, ed un globetto. In altra, chiarissimo, punta di lancia, e globetto, e di maggior peso, cioè 1 oncia e trappesi 4.

8. Semoncia del peso due terze di oncia.

Luna falcata. Rov. Emblema ignoto, forse foglie di pianta pugliese indefinita, ravvisandosi in una nostra conservatissima il disegno delle foglie.

Tutti questi spezzati sono stati pubblicati dal Museo Kircheriano, perchè uniformi a quelli che hanno la iniziale della zecca lucerina (). Aggiungiamo che sono usuali, frequentissimi, e comuni nelle Puglie, e precise nel tenimento di Lucera. Dimostrazione non dubbia, quando è costante ed in tutti tempi uniforme questo rinvenimento. E siffatta dimostrazione, quando che sia, ci somministrerà dei dati da comprovare, che le immense quantità di antiche monete di Aetolia, che in tutti i metalli rinvengonsi nello intero tenimento dell’antica Apulia, forse in maggiore abbondanza delle stesse comunissime di Arpi, Salapia, Tiati etc: guardando pure lo stile di esse, ed altre circostanze locali, ci farà dichiarare quelle medaglie, anche esse della Magna Grecia, prodotto delle pugliesi contrade, quando l’Apulia appellavasi Aetolia, assumendo il nome della provincia in genere, come i Brettii, i Lucani, i Campani, i Frentani.

Quando questa prima classe di medaglie gettate sieno state impresse, non può con precisione, asseverarsi. Rimonta per altro ad antichità molto rimota. Altrove sostenemmo con qualche dato probabile1, che Roma da’ primordi della sua grandezza avesse avuta la moneta dell’aes grave. I popoli confinali usavano di questo sistema, e da essi i romani dovettero apprenderlo. E contemporalmente doveva anche Lucera usare di questa maniera di monetazione. Quindi le gettate monete lucerensi, non conterebbero meno di 23 o 24 secoli, avendosi, secondo Varrone, nel corrente anno 2598 ab urbe condita2.

In quanto alle rappresentanze, giusta il costume italico e greco, dominati quei popoli dalle idee religiose, e tutto addebitando agli dei del paganesimo, rappresentarono le loro divinità tutelari Ercole, Minerva, Giove, tanto colle loro teste o busti, quanto co’ simboli, cioè fulmine clava ec: od i ricordi di loro origini provvenienti da’ luoghi marittimi, col pecten, delfino ec:; agli oggetti abbondanti nell’attuale loro patria, come il cavallo in ricordanza delle buone razze di cavalli pugliesi; l’astragalo in rimembranza delle famose greggi di Puglia, giacchè gli astragali usati dagli antichi ricavavansi precipuamente dalle pecore e dagli agnelli; la punta di lancia alla loro guerriera bravura, che non restò conquisa, se non tardi, dall’ellenica disciplina; la spiga all’abbondanza del grano nelle

  1. Riccio le monete di famiglie romane p. 247, seconda edizione.
  2. Su questa materia è d’uopo studiare con accuratezza e raffrontare le dottrine dell’Avellino, del Borghesi, del Gennarelli, del Cavedoni, e del Principe di S. Giorgio, recentemente pubblicate in proposito.