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del 1413, quando i due belligeranti furono esausti di uomini e di denari. Anche in questo periodo la zecca fu operosa e non mancano i documenti. Trascurando alcuni provvedimenti di lieve importanza, ricorderò che nel 16 giugno 14041 fu abolito il massaro ai torneselli e dato l’incarico di sorvegliare quella fabbricazione ai massari dell’argento. L’argento scarseggiava sebbene non crescesse di pregio, perchè una legge votata dal Senato il 10 maggio 14072 dietro proposta dei Savi sopra la mercanzia, lamenta che l’argento solito ad essere portato a Venezia, abbia presa altra via, per la preferenza data in Oriente al ducato d’oro. Allo scopo di richiamare alla dominante questa merce, da cui traggono non poco utile i privati e lo stato, si concede ai cittadini e forestieri che portano argento in zecca di poter coniare coll’argento franco, avente la bolla di S. Marco grossi o soldini a piacimento, ricevendo peso per peso verso il solo indennizzo delle spese di fabbricazione calcolate nel modo più limitato. Nello stesso decreto il taglio dei grossi, ed in proporzione quello dei soldini, viene portato a 136 pezzi per marca, con nuova e sensibile diminuzione. Si concede pure a tutti, cittadini e forestieri di esportare l’argento da Venezia per la via di terra, purché una quinta parte sia lasciata in zecca; alle stesse condizioni è permesso ai forestieri di esportare l’argento per la via di mare, ma solo per le parti di ponente, mentre i Veneziani possono navigare per le parti di ponente e di levante e prendere argento senza lasciarne alcuna quantità in zecca.

L’anno dopo, 16 giugno 14083, allo scopo di conservare a Venezia ed alla zecca le utilità del commercio dell’argento, si proibisce ai cittadini sudditi e fedeli di portare argento, se non tolto a Venezia, e si ordina che da nessun luogo del golfo si possa levare argento se non per condurlo a Venezia.


  1. R. Archivio di Stato, Senato, Misti reg. XLVI, c. 150.
  2. Documento XVIII.
  3. R. Archivio di Stato, Senato, Misti reg. LXVI1I, c. 17 tergo.