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32 origini della zecca

trattato di Berengario II del 9531, e precisamente quel passo dove si tratta del giuramento da prestarsi a seconda della somma che viene espressa in soldi mancosi od in lire veneziane. Questo passo, che abbiamo già citato2, si riproduce anche nel trattato di Ottone I nel 967 ed in quello di Ottone II nel 983, invece il pagamento della contribuzione dovuta dai Veneziani è fissato in 25 lire di denari pavesi od imperiali nei due sopradescritti trattati 953 e 967, mentre in quello del 983 esso tributo è determinato in 50 lire di denari veneziani, variazione che deve interpretarsi nel senso che il denaro veneziano fosse uguale a metà del denaro imperiale (pavese, o milanese), e non già che la contribuzione fosse aumentata.

Oltre a ciò nelle carte private dei Veneziani troviamo nominati denari nostri o veneziani solo verso la fine del secolo decimo, ed il più antico ricordo sarebbe la locazione fatta nell’anno 972, da Bodoaldo patriarca d’Aquileja ad Ambrogio vescovo di Bergamo, di alcune terre fra l’Adda e l’Oglio, pubblicata per la prima volta dal De Rubeis3. In essa leggesi:... et persolvere et inde debeant singulis annis per omnem missam sancti Martini argenteos denarios bonos mediolanenses solum quinque, aut de Venecia solum decem4.

Altro documento è la locazione fatta dal vescovo di Treviso Rozo o Rozone al doge Pietro Orseolo II della terza parte del teloneo e del ripatico, per cui il doge promette di dare ciaschedun anno quattro bisanti d’oro, ovvero libras duas denariorum suorum5. Più chiaramente ancor si parla di moneta veneziana nel testamento di Pietro Orseolo II, che lascia al suo popolo mille ducentarum quinquaginta librarum nostrae monetae denariorum parvorum6.


  1. Il passo citato esiste anche nel trattato che io attribuisco a Lotario II, e sarebbe quindi di pochi anni precedente quello di Berengario ed il più antico documento che parli di moneta veneziana.
  2. V. sopra, pag. 25.
  3. De Rubeis, Monumenta Ecclesice Aquil. etc., pag. 474.
  4. Anche qui troviamo che il denaro veneziano è valutato per metà del denaro milanese od imperiale, come nel trattato con Ottone II.
  5. Liruti, opera citata, pag. 142. — Zanetti G. opera citata p. 6.
  6. Liruti, opera citata, pag. 143. Carli, opera cit vol. I, pag. 399.