Pagina:Le murate di Firenze, ossia, la casa della depravazione e della morte.djvu/51

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uomo astuto e scaltro, come costui, provveduto di mezzi che alla circostanza non risparmia, acceca i ministri della giustizia quante volte a lui talenta, li compra, li seduce, li fa muti e morti a di lui riguardo; per risvegliarli poi e farli stromenti di ingiustizie e di prepotenze, quando per vendetta o per capriccio gli piaccia affliggere e perseguitare qualcuno? Quelle ricchezze che accumulò rubando, senza che la umana giustizia vi si opponesse, servono ora a corromperla, traviarla, e a farla sostegno anzi che castigo delle sue molte e abbominevoli iniquità. Però non sempre a stuzzicare il can che dorme a casa che distandosi fugga; ve n’ha taluno che molestato si rivolta e ringhia, e allor che meno il pensi ti si avventa, ti azzanna e morde. Potrebbe quindi addivenire che sebben furbo e maligno qualcuno lo arrivasse; anche le volpi qualche volta restan colte alla tagliola.

— Gli starebbe a dovere che qualche malanno gli tornasse in capo, ed avrei proprio gusto di vederio sbattere un poco quel mento a scodella per paura, o incioccar per rabbia i denti.

— Che vuoi che inciocchi che non ha più uno.

— Peccato! Era meglio gli fosser cascate l’ugna, avrebbe così raspato un po’ meno. Ma di dove è questo vecchiaccio grifagno?

A questa mia domanda il vecchio si voltò verso il finestrone che ci rimaneva dirimpetto, e: vedi, mi disse, quei monti laggiù lontani ricoperti di neve?

— Sì, buon vecchio, li scorgo bene.

— Gli antenati di questo ladro venner di là.

— E che monti sono?

— Sono i monti Carpazi.

— Ah ah! Non è meraviglia dunque se ebbe sempre in mente di carpare. Ma se la memoria non mi fallisce,