Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
circa la stella nova dell’anno 1604. | 299 |
fa la galassia non và sotto il Zodiaco: per che ivi è dissipata; nè sotto li poli, dove l’aria è di contraria natura, ma sì bene si constituisce nel mezzo, dove sono ancora alcune stelle, che l’attrahono; non credo già voglii, che questa essalatione habbi discorso, che se non è, non vedo, per che causa più presto non sii attratta dalle stelle del zodiaco come maggiori, & più copiose: in oltre se la caldezza del zodiaco dissipa l’essalatione, non so perché sin a quest’hora non habbi dissipata questa nova stella, quale non solo è nel zodiaco, ma di più è si vicina all’ecliptica. Quanto a quello adduce della mutatione della galassia: parmi non si dovrebbe si facilmente concludere contro di tanti eccellenti Mathematici, quali hanno osservato & con suoi scritti lasciata memoria, che la detta galassia sempre occupasse le medesime stelle fisse; massime cavando questo dalli scritti di chi forse pocho osservò tali cose. Anzi parebbe a me che movendosi con le stelle fisse dovrebbe far certo indicio d’altro che di essalatione; il che medesimamente conferma quando la luna o altro pianeta per quella passa, che niente perdano della sua lucidezza, cosa impossibile da credere se quel circolo fosse realmente una essalatione; ma già che questo è fori di proposito non voglio cosa alcuna determinare.
Passando l’auttor nostro al modo della generatione di questa stella, statuisce, che sii stata attratta & condensata per la unione delli lumi di alcune stelle, il che se intende delle stelle fisse; non vedo perchè al spesso non se faccino de cotali stelle poscia che queste sempre hanno tra di sè il medesimo rispetto, & per consequenza devono havere la medesima unione de lumi; ma se pure intende della unione de’ lumi di alcuni pianetti questo è anco più espressamente falso, non essendo possibile, che così immobile si stasse havendo la sua causa efficiente mobile, & di più essendo vicina al giramento de Cieli, & massime dil Cielo della luna, la quale se fosse reale, come ò constituito da Aristotele, senz’alcun dubio seco la rapiria: di più non vedo, per che facendosi ogni anno simile congiontioni de lumi, non debbino ancora ogni anno produrre simili stelle.
Notesi ancora che adducendo la ragione perchè questa stella scintilli, fra le altre adduce il rapido moto de Cieli, quale ventilla quel foco, sicome il nostro suol esser smosso, e destato per così dire dalli mantici: se questo è vero, non so, perchè li altri pianetti, che più sono lontani, & ugualmente, anzi che più sono rapiti, non faccino quel tremolamento di lume: a questo agiungasi, che essendosi hora questa stella manifestamente scemata della sua grandezza, dovria di necessità haver in parte perduta la scintillatione, il che non essendo, anzi scintillando in tutto come prima, è segno, che non sii essalatione accesa. Rendendo poi ragione di quelle machie, che nella luna apparono, dice che non sono altro, che vapori, quali in parte dalla luce della Luna sono dissipati, & in parte resistendo, causano quelle machie: voria sapere se mai ha vedute queste machie nel corpo della luna non illuminato; & pure non è verisimile, che all’hora il corpo