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Pagina:Le opere di Galileo Galilei IV.djvu/225

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di giorgio cortesio. 221

esser più gravi dell’acqua; ne fu ripreso dal Sig. Galilei: defendendo ora noi la dottrina peripatetica, ne verrà anco difeso il Buonamico. Il quale, nel quinto libro del Moto, non si quieta nel detto di Archimede, essendosi poco innanzi fidato nel detto di Seneca, che i sassi e uomini senza notare soprastiano in cert’acque; e pure i sassi sono più gravi dell’acqua. Ora, se l’esempio sia vero o no, cerchilo chi non crede a Seneca: a me basta che la dottrina sia vera. Ma veniamo noi ad altre sperienze. Si vede che il piombo e l’oro galleggiano, sì per la figura, sì per la piccolezza; e pure non è dubbio che sono per natura più gravi dell’acqua: onde assolutamente può esser vero il detto d’Archimede; ma posta la divisione del mezzo, per molti riguardi può riuscire falso: e però Aristotile, nel secondo della Metafisica, diceva che l’esquisitezza del parlare intorno alle cose matematice non bisogna ricercarla in tutte le cose, ma solamente in quelle che non hanno materia. Non basta, dunque, dire che non galleggia il più grave, ma bisogna aggiugnere «che divida il mezzo»; perchè non lo dividendo, senza dubbio galleggerà, e dividendolo si affonderà, come disse Aristotile nel quarto del Cielo.

E però l’Autore più tosto doverebbe dimostrare la leggerezza del ghiaccio perchè posto nel fondo ritorna a galla, che perchè galleggi: ed allora avrebbe concluso:

«adunque il ghiaccio è aereo alquanto», poi che ogni solido che sta su l’acqua è aereo. E per chiarezza maggiore diciamo che delle cose galleggianti, altre per la sua natura galleggiano, come più leggieri, altre o per la figura o per la piccolezza, ancorché più gravi, non si sommergono. Ora la disputa nostra è di quelle cose che non per la leggierezza, ma per la figura, stanno a galla; il che non solamente conviene alle cose gravi, ma aiuta anco le leggieri, che per la figura si tuffano più meno difficilmente. E per ritornare alla divisione, guardisi come un legno non solo galleggia perchè è aereo, perchè così l’averebbe l’aria sostenuto in alto come fa la paglia ed altri minutissimi corpi, ma anche per il sollevamento dell’acqua, in modo che l’aria resista per starsene al proprio luogo, l’acqua poi resista al terreno del legno per non dividersi, e più per conservarsi che per opporsi ad altri: che se l’acqua cedesse, arriverebbe anche il legno fino al fondo, non essendo l’aria bastante a sostenerlo, come già si è detto. Ora, che la gravità presupponga la divisione, con due ragioni si può dimostrare. La prima è: l’andare non andare a fondo si fa trapassando o non trapassando, che avviene per la maggiore o minore resistenza, e questa dalla maggiore o minor densità, essendo più meno parti unite: ma la gravità nelle cose sollunari è effetto della densità: adunque la densità è la principal causa della facile o difficile divisione; e non la gravità, se non secondariamente. L’altra ragione è, che, tolta la difficoltà di dividere il mezzo, non ci sarà cagione per che il più grave più presto si muova del men grave; perchè altrimenti si caccierebbe in giù dal mezzo quello che fusse men grave con prestezza maggiore. Qui fu ripreso il Signor Buonamico, quasi abbia detto che un vaso di legno pieno d’acqua se ne vada al fondo: e