Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/572

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564 note per il morino


125 [pag. 561, lin. 24-30]. Questo che qui si nega dall’Autore, è vero, perchè più velocemente si tira in giù una palla di legno di 1 libra, che una di piombo della medesima grandezza: dal che si conclude che anco il più grave resiste più al nuovo impeto.

Fac. 4 [pag. 550, lin. 23-31]. aggiugni: Se tu vuoi mostrar che al sistema Copernicano sia accaduto quello che accade a gli eretici, e non a quello di Tolomeo, bisogna che tu mostri potersi conservare intatto quello di Tolomeo; il che tu non fai, anzi ti getta a quel di Ticone.

Fac. 5 [pag. 550, lin. 34-36]. non è vero che da 3 fonti cavino gli argomenti tutti quelli che parlano del moto e della quiete della Terra, io perchè nè Aristotile nè Tolomeo, nè alcuno altro fuori che i pochi Catolici Cristiani, e questi anco molto inconsideratamente, si servono delle Scritture Sacre.

fac. 11 [pag. 551. lin. 10-16]. le Scritture dicono quello che è vero del moto e quiete etc.; e non si può nè deve dir, esser vero del moto e quiete etc. quello che a te pare che le Scritture dichino di esso moto o quiete.

fac. 21 [pag. 552, lin. 8-11]. si dà adito di poter discorrer circa la vanità della proposizione, che il senso s’inganna facilmente intorno a i sensibili comuni, quale è il moto: oltre che, trattandosi del moto delle stelle, poca parte ci può avere il tatto.

fac. 14 [pag. 551, lin. 31 — pag. 552, lin. 3]. Come chiami problema ridicolo quello che appresso tanti grand’uomini è controverso, e che tu stesso confessi non esser suffizienti a risolverlo nè tutte le matematiche nè le Scritture Sacre?

fac. 26 [pag. 553, lin. 1-7]. Chiama dogma repugnante al senso questo che poco fa ha detto essere impercettibile per il senso, come si vede a fac. 211 [pag. 552, lin. 17]. Non voleva promulgarlo, conosciendo quanta  1 sia l’incapacità del vulgo indisciplinabile.

  1. promulgarlo, conosien quanta —
  1. Così «fac. 21» si legge nell’antograto galileiano; ma è uno sbaglio di penna, che si deve correggere in «fac. 24». Infatti in margine dello stesso autografo galileiano si vede, di fronte alle parole «fac. 21», un segno, con cui l’autore vuole indicare qual è il passo della faccia al quale egli allude; e tale segno è ripetuto a pag. 24 dell’opera del Morin, nell’esemplare che appartenne a Galileo, di fronte al luogo al quale evidentemente questi voleva accennare, ma non a pag.21, dove nessun passo si legge che abbia attinenza con ciò di cui si discorre in questa Nota.