Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/664

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656 esercitazioni filosofiche


pesante e faticoso, il movere 1! eccelsa mole del ciol supremo; onde, compassionando il primo Motore, che raggira, volete che stia in riposo, e credo che v’indurreste anco a pensar ch’eai dorma, perchè patisca meno o sia più da questi travagli lontano. Pietoso lfilosofo! Conviene dunque, dall’eccellenza di quel corpo celeste aver somma operazione, la quale a gli altri tutti in varie maniere diffonde, e specialmente col moto: che se ben pare all’umana capacità impercettibile, è tanto più alla sua sopra umana condizione conveniente, e dalla viltà della Terra remoto.

3. Il vostro supposito è totalmente falso, onde non fie maraviglia se falsi anche falsi siano anche i conseguenti. Non è (dico) vero in conto alcuno il moto in tanto che il moto sia moto, in quanto ha relazione a cose che di esso manchino, etc.; anzi è egli entità assoluta, operativa, la quale, cessando ogni relazione ed ogni comparazione a qual si voglia altro mobile (appunto l’opposito di quel che voi supponete), sarà sempre moto; come se il primo mobile, entro sè stesso agirandosi, ancor che niuna altra cosa si trovasse nè dentro nè fuora della sua circonferenza, sarebbe però vero moto il suo moto: ed il contrario non è vero, nè meno imaginabile. Così le robbe che sono in una nave, e che egualmente participano i1 moto di lei, si movono realmente, se bene non si allontanano l’una dall’altra; e voi commettete un paralogismo molto spaccato, mentre dite: «Non si movono overo non si allontanano l’una dall’altra; dunque non si movono, o pure quel moto non è moto»; come chi dicesse: «Due palle di piombo, tratto da un medesimo archibugio con egual velocità, nell’istessa distanza ed ad un medesimo segno, perchè hanno participato l’istessa violenza, non si son mosse». L’egualità suppone il suo fondamento: come se dicessimo «La torre ed il campanile sono uguali di altezza», dunque bisogna inferire «Ambidue sono alti, o quanti» e non (come fate voi) «Dunque non hanno quantità». Così appunto: «Si movono di equal velocità e dell’istessa participazione di moto le robbe di una nave, dunque non si movono»; anzi si movono, dico, già che hanno il moto uguale, etc. È vero che, facendo comparazione tra loro, questo moto non le distingue, e per l’uniformità non si conosce; ma che per questo so non vi sia o non sia moto (che è l’istesso), è, non dirò, falsissimo, ma ridicolo ancora. Da questo seguita parimente, quanto egregiamente (secondo il suo solito) abbia detto Aristotile, che il moto è sempre sopra qualche cosa immobile, e non in rispetto (come voi dite) di altra cosa immobile; conciosia che il rispetto non ha che far con il moto, e l’immobile (che sarà almeno il principio o fine di esso) gli è assolutamente necessario. Io so però che la vostra intenzione nel far questo novello supposito è stata per mostrare, che tanto col moversi il primo cieio e star ferina la Terra, quanto col moversi la Terra e star fermo il cielo, avressimo l’istesse apparenze, aspetto o siti, onde sarebbe difficile conoscer se il moto fusse del cielo o della, Terra: il che gratis vi si concede, specialmente