Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/688

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680 esercitazioni filosofiche


notabilipostille 1. Sono anco ingegnose le tre meditazioncelle che vi aggiungete, le quali da gli suppositi non concessevi restano, per conseguenza, mancanti; e date anco (per occasion di discorrere) tutte tre l’ipotesi vero, non mi par che riescano tutte giuste ugualmente a capello, come voi intendete tirarle. La prima, che il mobile cadente da detta torre non si moverebbe altro che di un moto semplice circolare, come quando posava sopra la torre: e questa patisce manco istanza dell’altro: già per i supposti (come si vede nella vostra figura) esso si moverebbe in giro; nondimeno al moto che avea, stando posato sopra la torre si aggiunge quel della gravità propria, il proprio cerchio minore ed il commune dell’aria, onde partecipa di questo e di quello; talchè, se bene non si pregiudicasse alla circolarità, non sarebbe nè così semplice nè così circolare a punto come quando posava sopra la torre. Oltre che (come ancor voi poco di sotto instate) il moto retto anderebbe del tutto a monte, che già in molti luoghi l’avete ammesso. Ma questo non sia per istanza, conciosia che il vostro Sig. Salviati la scioglie, con dire che ciò sarebbe vero quando si fusse concluso il globo terrestre moversi circolarmente; cosa che voi non pretendete che sia fatta, ma che si esamina le ragioni di filosofi, delle quali questa presa da i cadenti a perpendicolo patisce le difficultà che avete sentite. La seconda meditazione è, che quel mobile non si move punto più o meno che se fusse restato continuamente su la torre, essendo che gli archi che avrebbe passati stando sopra la torre sono precisamente eguali a gli archi della circonferenza minore e propria, che ei passa sotto di essa: e questa io non la giudico vera, perche (ciò che sia dell’egualità de gli archi, che forse son più tosto proporzionati che eguali) il moto proprio del cadente, con cui si va avvicinando al centro, sarebbe proprio inutile e nullo. La terza meditazione o maraviglia è, che il moto vero o reale della pietra non vien altrimenti accelerato, ma è sempre equabile ed uniforme, poichè tutti gli archi equali notati nella circonferenza CD (cioè nella descritta dalla sommità della torre) ed i loro corrispondenti, segnati nella circonferenza CI (che è la descritta dal mobile cadente), vengono passati in tempi eguali. Questa ha da provarsi, massime che risponda il tempo equale senza accelerazione di moto, tanto più quanto ripugna alle vostre posizioni de i moti, i quali dite che, venendo della quieto, hanno proporzioni e velocità diverse con augmento, tal che a car. 217 [pag. 218, lin. 17-22] avete queste parole: «L’accelerazion del moto retto de i gravi si fa secondo i numeri impari ab unitate, cioè che segnati quali o quanti si vogliono tempi eguali, se nel primo tempo, partendosi il mobile dalla quiete, avrà passato un tal spazio, come, per essempio, una canna, nel secondo tempo passerà tre canne, nel terzo cinque, nel quarto sette etc.; ed è l’istesso che dire che i spazii passati dal mobile, partendosi dalla quiete, hanno

  1. adunque quello che argomenta ex suppositione, fa petizion di principio?