Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/707

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di antonio rocco. 699


Medicei; quel di mezo non ha punto o stella, talchè detto epiciclo ha una sua mcetà nell’orbe di Giove, l’altra in quel di Saturno, e vicino a lui è il carattere sudetto di Giove; in ultimo è l’orbe di Saturno col suo carattere e con lettere F, M. Ecco la figura, ritratta puntualmente.

Circa la qual situazione consideraremo le cose che più importano e che più sono di controversia; e prima che il Sole sia nel centro dell’universo, il che dite concludersi «da evidentissime, e perciò necessariamente concludenti, osservazioni: delle quali la più palpabile, per escluder la Terra da cotal centro e collocarvi il Sole, è il ritrovarsi tutti i pianeti ora più vicini ora più lontani dalla Terra, con differenze tanto grandi, che, v.g., Venere lontanissima si trova sei volte più rimota da noi che quando ella è vicinissima, e Marte si alza quasi otto volte più in uno che in un altro stato. E che i movimenti loro siano intorno al Sole, si argomenta da i tre pianeti superiori, Marte Giove e Saturno, dal ritrovarsi sempre vicinissimi alla Terra quando sono all’opposizion del Sole, e lontanissimi quando sono verso la congiunzione; e questo allontanamento ed avvicinamento importa tanto, che Marte vicino si vede ben 60 volte maggiore che quando è lontanissimo. Di Venere poi e di Mercurio si ha certezza del rivolgersi intorno al Sole dal non si allontanar mai da lui e dal vedergliesi or sopra or sotto, come la mutazion di figure in Venere conclude necessariamente. Della Luna è vero che ella non si può in niun modo separar dalla Terra, per le raggioni che più distintamente nel progresso si produranno.» Queste raggioni, che adducete (dico io) per stabilimento della vostra posizione, non si può negare che in questa parto non siano vaghe, degne e molto probabili, stanti i suppositi delle predette varie apparenze; c conosco anco le conseguenze evidentissime che ne seguirebbono, quando non fusse altra via per salvarle, e massime che la Terra si movesse intorno a l’orbe magno, ma non già del moto onde stimate che provenga il flusso e reflusso, come vedrete al suo luogo. Con tutto ciò altri egreggi professori di sì fatte speculazioni, lasciando il mondo nell’ordine che vien communemente statuito da gli Aristotelici e Tolemaici, le salvano anco tutte benissimo, quanto fate voi con queste rivoluzioni dell’universo, ed il Copernico istesso altre volte le salvò pienamente, come attestate voi stesso, se bene trovò difficultà nella struttura, ma non forse insuperabile, se il suo genio avesse voluto accomodarsi alla dipendenza: talchè trovandosi altre vie per venir a questo termine, e voi ponendone una sola, cascate in errore di conseguente, nel modo a punto che farebbe chi argomentasse in questa maniera: «Costui sente calore, è dunque necessario che abbia vicino il fuoco»; non varrebbe la consequenza, potendo il calore da altre cause che dal fuoco venirepostille 1. Il Sole (dite poi) è in mezo del mondo per esser più nobile de gli

  1. Voi peccate per non intender quello che vi diciate. Sono in natura molti modi di scaldare, cioè col fuoco, col Sole, con la confrica-