Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/708

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700 esercitazioni filosofiche


altri corpi, come nel mezo di un palazzo si servano lo cose più preziose, non le immonde, le sordide, quale la Terra; anzi che queste si riducono ne i cantoni e ne i più infimi luoghi, L’argomento è meno che dialettico, onde poco accaderebbe affaticarsi per scioglierlo: nondimeno vi dico, che altro è mezo di virtù, altro di mole; a quello deve aversi riguardo, non a questo, come notò l’istesso Aristotile: l’occhio è più nobil sentimento de gli altri, e pur non è fisso in mezo del corpo; il cuore istesso non ottien centro puntuale, e la testa è situata nell’estremo. Il fine necessita il resto. È il Sole in mezo a i pianeti, con distanza tale dalla Terra, che può agevolmente, conforme alla capacità e bisogni di lei, operare; ed essendo il Sole nel mezo, dite che deve esser immobile a guisa di un centro, intorno al quale fisso ed immoto il corpo si aggira. Al che rispondo, che non è ragione di alcun vigore, già che ogni corpo sferico, per esser mobile, basta che si aggiri intorno al proprio centro, e voi stesso ponete in questo modo mobil la Terra; ed è accessorio a qualunque moto circolare che il centro sia di altro corpo, o non del suo proprio; oltre che ii ponere immobile il Sole, nobilissimo sopra tutti i corpi dell’universo, sara ponerlo in natura senza natura, privo delle più degne operazioni, e quasi un cor inanimato. L’istesso si può dir delle stelle del firmamento, le quali anco ponete immobili, come tanti Soli, quantunque altrove abbiate insinuato l’opposito, mentre gli attribuiste diverse approssimazioni ed elongazioni notabili dalla Terra e dalli poli, che non possono riferirsi a moti di altre sfere, come anco colà toccai. Non concludete, dunque, che sia immobile il Sole ne che sia centro dell’universo, e molto meno conseguite l’intento di abbattere in questa parte la dottrina di Aristotile. La Terra poi insieme coll’orbe lunare, non so come, posta meza nell’orbe magno e meza in quello di Marte, possa aver il moto annuo dall’orbe magno: quel di Marte dunque non vi avrà parte alcuna? O come partecipa di ambedue questi moti? o in qual maniera resta esente da uno? o come si mischiano insieme? son cose da non esser lasciate intatte da chi voi dar dottrine uniformi e distinte; e pur non fate di ciò parola. L’istesse difiicultà sono dell’epiciclo Mediceo fra Saturno é Giove, se pur non aveste errato nel disegno della figura, o che non poneste qualche orbe senza corpo, ma pura superficie, che saria peggio. Vi vantate di metter la Terra in cielo ed onorarla; così parlate col vostro Simplicio nel primo Dialogo: ed io (scherzando in questo) vi dico anco che ciò fanno meglio i Peripatetici, constituendola in mezo del cielo, e voi solamente verso gli estremi, circondata, o in un luogo o nell’altro, sempre da gli elementi ed indi dall’orbe della Luna. Col-

    zione, col litame, con l’acqua e calcina, con la febre; e tutti questi sono in atto sempre: ma l’ordine del mondo è un solo, nè mai è stato altrimenti: però chi cerca altro che quel solo che è, cerca il falso e l’impossibile.