Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/92

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92 Le poesie di Catullo


41Mira fra tanto la fanciulla mesta
     La perfida carena allontanare,
     E in cor volgendo aspre memorie, resta
     Immobilmente a riguardare il mare.
     Nell’altro lato della regia vesta
     Pinto, anzi vivo, il giovin Bacco appare;
     E a te muove, Arianna; e dall’acceso
     Volto ben mostra che di te s’è preso.

42I Satiri e i Sileni in Nisa nati
     Van dietro a lui ruzzando in lieto coro;
     E, il capo indietro, con fieri ululati
     L`ebbre Baccanti pazzeggian con loro.
     E altre squassano i tirsi inghirlandati;
     Chi scrolla i pezzi d’un sbranato toro;
     Qual di serpi s’attorce, e quale in cieca
     Cesta del Dio gli alti misterj reca.

43Erta le palme altra i timballi scote;
     Chi di metallo due piastre battendo,
     Prolungate ne trae stridule note;
     Caccia il barbaro flauto un fischio orrendo;
     Mentre, gonfiando al corno altra le gote,
     Va di rauchi rimbombi i campi empiendo.
     Bella di tali aspetti è l’ampia tela,
     Che il talamo regale adorna e vela.