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a fuggirsi da voi e ridursi nelli ermi o spelonche o altri lochi soletari per fuggirsi dalle vostre insidie; e se alcun di questi tali si trova, fateli onore, perchè questi sono i nostri idei terrestri, questi meritan da noi le statue, simulacri e li onori; ma ben vi ricordo che li lor simulacri non sien da voi mangiati, come accade in alcuna regione dell’India, che quando li lor simulacri operano alcuno miraculo (secondo loro), li sacerdoti lo tagliano in pezzi, essendo di legno, e ne danno a tutti quelli del paese, e non sanza premio1, e ciascun raspa sottilmente la sua parte e mette sopra la prima vivanda che mangiano, e così tengan per fede aversi mangiato il suo santo, e credan che lui li guardi poi da tutti li pericoli. Che ti pare, omo, qui della tua spezie? se’ tu così savio come tu ti tieni? son queste cose da esser fatte da omini?
Chi non stima la vita non la merita.
E tu, omo, che consideri in questa mia fatica l’opere mirabile della natura, se giudicherai esser cosa nefanda il destruggerla, or pensa essere cosa nefandissima il torre la vita all’omo, del quale, se questa sua composizione ti pare di maraviglioso artifizio, pensa questa essere nulla rispetto all’anima, che in tale architettura abita, e veramente, quale essa si sia, ella è cosa divina, si che lasciala abi-
- ↑ Compenso.