Pagina:Leonardo prosatore.djvu/108

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tare nella sua opera a suo beneplacito, e non volere che la tua ira o malignità destrugga una tanta vita (chè, veramente, chi nolla stima nolla merita), poichè così mal volentieri si parte dal corpo, e ben credo che ’l suo pianto e dolore non sia sanza cagione.

E ingegnati di conservare la sanità, la qual cosa tanto più ti riuscirà quanto più da fisici ti guarderai, perchè le sue composizione son di spezie d’archimia1, della qual non è men numero di libri ch’esista di medicina.

Rispondenza tra il corpo e l’anima.

Chi vole vedere come l’anima abita nel suo corpo, guardi come esso corpo usa la sua cotidiana abitazione2; cioè, se quella è sanza ordine e confusa, disordinato e confuso fia il corpo tenuto dalla su’ anima.


Non mi pare chi li omini grossi, e di tristi costumi, e di poco discorso meritino sì bello strumento, nè tante varietà di macchinamenti, quanto li omini speculativi, e di gran discorsi, ma solo un sacco dove si riceva il cibo e donde esso esca; che

  1. Ossia non si basano su principi scientifici, ma su chimere: come acutamente il V. giudica la medicina del suo tempo!
  2. Come il corpo approfitti del dimorare dell’anima in lui.