Pagina:Leonardo prosatore.djvu/242

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III.

Vedeasi per li revertiginosi corsi de’ venti venir di lontan paesi gran quantità di torme d’uccelli, e questi si mostravan con quasi insensibile cognizioni, perchè, ne’ lor raggiramenti, alcuna volta l’una torma si vedean tutti li uccelli per taglio, cioè per la lor minor grossezza, e alcuna volta per la loro maggiore larghezza, cioè in propria faccia; e ’l principio della loro apparizione erano in forma d’insensibile nuvola, e le seconde e le terze squadre si facevan tanto più note, quanto elle più si avvicinavano all’occhio di chi le riguardava.

E le più propinque delle predecte torme declinavano in basso per moto obliquo, e si posavano sopra li morti corpi portati dall’onde di tal diluvio, e di quelli si cibavano; e questo feciono, insin che la levità delli infiati corpi morti venne mancando, dove con tardo discenso andaro declinando al fondo delle acque.

Del figurare una notte.

Quella cosa ch’è priva interamente di luce è tutta tenebre. Essendo la notte in simile condizione, e tu vi vogli figurare una storia, farai che, sendovi ’l grande foco, che quella cosa ch’è più propinquo a detto foco più si tinga nel suo colore, perchè