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tale lamentazione contro alla vostra ignoranza, la quale vi fa transcorrere co’ vostri vani e instolti desideri a impromettervi di quella cose che non sono in sua potenzia.

A torto si lamentan gli omini della innocente esperienzia, quella spesso accusando di fallacia e di bugiarde dimostrazioni.


O speculatore delle cose, non ti laldare di conosciere le cose che ordinariamente per se medesima la natura conducie. Ma rallegrati di conoscere il fine di quelle cose che son disegniate dalla mente tua.

La vera scienza.

Nessuna umana investigazione si pò dimandare vera scienzia, s’essa non passa per le matematiche dimostrazioni, e se tu dirai che le scienzie, che principiano e finiscono nella mente, abbiano verità, questo non si concede ma si niega, per molte raggioni, e prima, che in tali discorsi mentali non accade esperienzia, senza la quale nulla dà di sè certezza1.


  1. Par scritto proprio per oppugnare la sentenza di Pico della Mirandola, portavoce dei platonici fiorentini: «Mathematicae non sunt verae scientiae».