Pagina:Leonardo prosatore.djvu/75

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studio e esercitazione, vòleno creare, non la men nobile produzion di natura, ma la più eccellente, cioè l’oro, vero figliol de sole, perchè più che altra creatura a lui s’assomiglia, e nessuna cosa creata è più eterna d’esso oro. Questo è esente dalla destruzion del foco, la quale s’astende in tutte l’altre cose create, quelle riducendo in cenere o vetro o in fumo. E se pur la stolta avarizia in tale errore t’invia, perchè non vai alle miniere, dove la natura genera tale oro, e quivi ti fa’ suo discepolo, la qual fedelmente ti guarirà della tua stoltizia, mostrandoti come nessuna cosa, da te oprata nel foco, non sarà nessuna di quelle che natura adopri nel generare esso oro. Quivi non argento vivo, quivi non zolfo di nessuna sorte, quivi non foco, nè altro caldo che quel di natura vivificatrice del nostro mondo, la qual ti mostrerà le ramificazioni dell’oro sparse pel lapis1 ovvero azzurro oltramarino, il quale è colore esente dalla potestà del foco; e considera bene tale ramificazione dell’oro e vedrai che li sua stremi, con lento moto, al continuo crescano, e convertano in oro quel che toccan essi stremi, e nota che quivi v’è un’anima vigitativa, la qual non è in tua potestà di generare2.


  1. Sottintende: lazzuli, ossia lapislazzuli, pietra preziosa azzurra, sparsa per lo più di vene d’oro: Con essa si fa l’azzurro oltramarino, con cui si dipinge a olio, a fresco e a tempera.
  2. Leonardo dà qui all’oro una fantastica virtù di sviluppo simile a quella delle piante, poeticamente imaginando che la natura possa creare i semplici per opera d’una forza generatrice misteriosa che sfugge alla ricerca dell’uomo.