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188 appendice

«Te, dulcis coniux, te solo in litore secum, Te veniente die, te decedente canebat». E nel quinto dell’Eneide1: «At procul in sola secretae Troades acta Amissum Anchisen flebant». Cosí anche nel sesto2: «Ibant obscuri sola sub nocte per umbram». E Stazio nel quarto della Tebaide3: «Ingentes infelix terra tumultus, Lucis adhuc medio, solaque in nocte per umbras, Exspirat».

Canzone Terza

[Ad Angelo Mai]

I, 4. Incombe.

Questa ed altre molte parole, e molte significazioni di parole, e molte forme di favellare adoperate in queste Canzoni, furono tratte, non dal Vocabolario della Crusca, ma da quell’altro Vocabolario dal quale tutti gli scrittori classici italiani, prosatori o poeti (per non uscir dell’autorità), dal padre Dante fino agli stessi compilatori del Vocabolario della Crusca, incessantemente e liberamente derivarono tutto quello che parve loro convenevole e che fece ai loro bisogni o comodi, non curandosi che quanto essi pigliavano prudentemente dal latino fosse, o non fosse stato usato da’ piú vecchi di loro. E chiunque stima che nel punto medesimo che si pubblica il vocabolario d’una lingua, si debbano intendere annullate senz’altro tutte le facoltà che tutti gli scrittori fino a quel punto avevano avute verso la medesima; e che quella pubblicazione, per sola e propria sua virtú, chiuda e stoppi a dirittura in perpetuo le fonti della favella; costui non sa che diamine si sia né vocabolario né lingua né altra cosa del mondo.

Ivi, 14. O con l’umano
valor contrasta il duro fato invano?

Il Casa nella prima delle Orazioni per la Lega4: «Né io voglio di questo contrastare con esso lui». E nell’altra5:

  1. V. 613.
  2. V. 268.
  3. V. 438.
  4. Lione [Venezia], p. 7.
  5. P. 38.