Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/26

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20 pensieri - xxv-xxvi

trovare, che torna lo stesso, alcuno che in tua vece le predichi e le magnifichi di continuo, intonandole con gran voce negli orecchi del pubblico, per costringere le persone sí mediante l’esempio, e sí coll’ardire e colla perseveranza, a ripetere parte di quelle lodi. Spontaneamente non isperare che facciano motto, per grandezza di valore che tu dimostri, per bellezza d’opere che tu facci. Mirano e tacciono eternamente; e, potendo, impediscono che altri non vegga. Chi vuole innalzarsi, quantunque per virtú vera, dia bando alla modestia. Ancora in questa parte il mondo è simile alle donne: con verecondia e con riserbo da lui non si ottiene nulla.

XXV.

Nessuno è sí compiutamente disingannato del mondo, né lo conosce sí addentro, né tanto l’ha in ira, che guardato un tratto da esso con benignitá, non se gli senta in parte riconciliato; come nessuno è conosciuto da noi sí malvagio, che salutandoci cortesemente, non ci apparisca meno malvagio che innanzi. Le quali osservazioni vagliono a dimostrare la debolezza dell’uomo, non a giustificare né i malvagi né il mondo.

XXVI.

L’inesperto della vita, e spesso anche l’esperto, in sui primi momenti che si conosce còlto da qualche infortunio, massime dove egli non abbia colpa, se pure gli corrono all’animo gli amici e i familiari, o in generale gli uomini, non aspetta da loro altro che commiserazione e conforto, e, per tacere qui d’aiuto, che gli abbiano o piú amore o piú riguardo che innanzi; né cosa alcuna è sí lungi dal cadergli in pensiero, come vedersi, a causa della sventura occorsagli, quasi degradato nella societá, diventato agli occhi del mondo quasi reo di qualche misfatto, venuto in disgrazia degli amici, gli amici e i conoscenti da tutti i lati in fuga, e di lontano rallegrarsi della cosa, e porre lui in derisione. Similmente, accadendogli