Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/100

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ANNO 1817 - LETTERE 87-38 07 lio mandato alla posta l’Inno a Nettuno indirizzato non a Lei, mk al siguor A. F. Stella;1 e veggo bene che d’ora innanzi perché le lettere e altre cose vadano, e dove debbono, bisogna montare in posta e portarle da sé, e tenerle ben chiuse in tasca, che non ti si rubino. L’indirizzo fu scritto sotto i miei occhi, ed io lo lessi, né so né posso comprendere a qual bizzarra mente sia venuta la fantasticheria 2 di cangiarlo. Nondimeno questa volta la fortuna invece di nuocermi mi avrebbe favorito, se io potessi senza offendere la probità togliere il ras. allo Stella per darlo alla Biblioteca. Italiana. Io vi farei molto guadagno, e le dico sinceramente che il vedere la mia traduzione nel suo Giornale mi farebbe andar superbo, e certo quella ne trariebbe grandissimo onore. Questo sarebbe utile mio. Utile pubblico sarebbe il divulgarsi e propagarsi prontamente la scoperta col mezzo di un Giornale divulgato e lodato come il suo. Ella, vede di quanti vantaggi è forza ch’io mi privi. Tutto questo conosco benissimo, e mi duole assai di aver creduto che dalla Biblioteca Italiana fossero escluse per metodo 3 le poesie, da che niuna mai ve n’era comparsa. Ora m’aweggo dell’errore, ma tardi e per un accidente che quasi mi pone in mano quello che mi bisogna rifiutare. Ella vorrà, spero, credere che io uon le avrei mai spedito un lungo ras. cosi seccamente senza accompagnarlo con una Lettera: e lo Stella potrà mostrarle una mia del 21 Febbraio in cui gli annunziava la spedizione del ms„ al che egli rispose il 5 corrente dicendomi che non gli era ancora giunto. Scrivo con questo corso di posta anche a lui, informandolo della cosa. Non posso esprimerle la gratitudine che m’ispirano le sue cortesissime e graditissime offerte che non ho e vorrei aver meritate. In modo singolarissimo le rendo grazie del giudizio communicatomi intorno al valore dell ’ Inno e dell’autor suo. È manifesto che l’Inno è inferiore ai divini di Callimaco: agli Omerici non mi parea, almeno non a tutti, né sarebbe meraviglia, giudicandosi anche quelli da’ Critici fredda e sei-vile imitazione. Ma se il sommo maestro ch’Ella allega è quegli che io mi vado figurando,4 e se a lui par cosi, io dico che cosi è, perché a lui mi prostro e mi prostrerò sempre non pur colla volontà, ma coll’intelletto. E, ringraziandola e prel Ofr. lett. 24, p. 48, nota I. - Come apparo dalla minuta, G. prima aveva scritto «quale indegna mano abbia ardito»; poi moderò l’espressione. 8 Primiì aveva scritto «per massima». 4 Cioè il Giordani, per il qual» l’ammirazione di G. era ben più calda ed entusiastica di quella por il Mai; oltre che doveva ritenorlo, in fatto d’arte, assai piò competente del grande paleografo. Cfr. lett. 35, p. 60, nota 6.