Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/103

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70 EPISTOLARIO recan seco, ella può trarre dietro al suo esempio non pochi do’ nobili, può aiutare alcuno degl’inferiori; e in dieci anni può forse VS. conse guire la consolazione e la vera gloria di aver fatto un grandissimo bone, promovendo e propagando i buoni studi: ciò che sarebbe farsi vero dittatore e principe, regnando coi benefizi e Ih virtù, al proprio paese. Laddove in un’ampia città per non esser disturbata ella da’ suoi studi, le converrebbe farsi romito. Consideri, signor Contino mio; gli antichi nobili por amor di regnare stavano nelle loro Castella, e fuggivano le città. Né noi lodiamo quella ferocia, e quel genere di ambizione. Ma un’ambizione savia e lodevole di far del bene, dovrebbe a un savio signore far amare più ima piccola città che ima metropoli. Ella mi dirà: in Rocanati son pochi dotti. Oh ered’ella che ne siano molti aolle Capitali? EU’ ha un padre letteratissimo, e una libreria copiosa: lia dunque due cose che pur pochissimi hanno. — Ma vorrei consigli od aiuti negli studi. — Oh eli’ ha già avuto (ella sa da chi,l e ne ringrazi mille volte Iddio) quel che è più necessario e più difficile, il consiglio di mettersi nella via vera e buona. EH’ha già avuto il tutto. Quel che rimano 10 farà da sé, né potrebbe farlo se non da per sé. Quando il Monti le dice che siano alcuni piccoli nèi nelle sue composizioni, non se ne pigli cura più che della polve che le cade sui vestiti nuovi di panno fino, che ima scosserella li rende puliti. La disgrazia ò di coloro che hanno cenci indosso, e pannacei, <■ abiti d’arlecchino. EU’ ha i principii ottimissimi e classici: non ha da far altro che seguitare. Io non ho mai veduto cosa simile di dieciott’aiuii. Sono andato subito dallo Stella a prendere il manoscritto: - Io leggerò, e gliene scriverò. Sarò diligentissimo nel tempo avvenire a scriverle, min caro signor Contino; perché sono innamorato veramente delle sue rarissime virtù. Ma per quest’anno ella mi dee condonare un poco, non di negligenza, ma di minoro puntualità, Ho molti imbrogli, dai quali corco di svilupparmi: e mi si aggiunge per la recente morte del padre il dovermi impigliare di affari domestici, che sono pei’ me insolito e grande fastidio. Spero che l’anno venturo avrò ordinate a maggior quiete e libertà le cose mie: e se il signor Contino vorrà favorirmi, sarò diligentissimo. Né perciò voglio mancare in quest’anno del piacere di scriverle sposso: ma domando perdono se non sarò ogni volta cosi puntuale. Io non saprei dove cominciare, o mono saprei dove finire a ringraziarla dell’amorevolezza colla quale mi scrive. E di questa ho debito non minore verso 11 signor Conte suo padre: al quale, non per esser ingrato, ma riverente, non rispondo; pregando e sperando ch’ella si degni fare questo ufficio Ìer me. E veramente sono confuso che lor due signori abbiano tanto di onta per un lontano ed ignoto ed oscuro, e por verità piccolo uomo. Onde io sempre più mi raffermo nella stima e nell’amore degli studi che possono anche ai signori istillare tanta umanità; e a me non molto fortunato procurano questa fortuna, che è pur la sola che io apprezzo. E di questi cari studi (che più mi paiono o l’unico o il maggior bene del mondo) andremo parlando insieme, caro signor Contino: e tanto più volentieri poiché siamo conformi nelle massime. Le mando per la posta un libretto delle prose italiane del Palcani, da niun altro prima raccolte, e da me fatte stampare. Ella dice benissimo che il mondo è oggi 1 Ritengo cho non si possa qui vedere allusione ad altri che a Monaldo. E giustizia vuole si riconosca al Giordani il merito della sincerità e onestà nelle lodi ch’egli fa qui o in finti della lettera al padre del suo Giacomino. 2 Della Cantica.