Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/110

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ANNO 1817 - LETTERE 46-46 77 Aggiunga, se le piace, la quinta prova, e sarà l’aver Lei ricevuto l’Inno asciutto asciutto senza due righe di lettera che le dicessero il perché il come il quando le era stato spedito: aggiunga la sesta e sarà una mia lettera del 21 Febbraio, che annunziava allo Stella la spedizione del manoscritto, e questa lettera, che io le allegava anche nella mia 21 Marzo, lo Stella medesimo potrà mostrarle. Mi pare che queste prove sieno più tosto palpabili. Quanto all’enimma, che vuole che le dica io mai? Si vede che il manoscritto per favore delle nostre sollazzevoli poste ha diviato, si vede che a Firenze è stato aperto e verisimilmente letto; da olii non posso dirle, non sapendo1 strologia. Questa finalmente è una bagattella, ma non son bagattelle la lealtà e la buona fede, le quali io avrei violato sozzamente e mattamente se, spedito il manoscritto a Lei, avessi poi, non si sa perché, voluto che fosse dello Stella: ed 10 sopporterò ch’Ella m’abbia, se vuole, per ignorante e goffo e che so io, ma per falso e aggiratore non vorrei davvero. Mi perdoni la noia che le avrà portato questa lettera, la quale in verità non serve ad altro che a scagionarmi; mi conservi la sua benevolenza, e mi creda suo devotissimo obbligatissimo servitore. MI Al conte Francesco Cassi. - Pesaro.2 Recatati 18 Aprile 1817. Pregiatissimo Signor Conte. Nel quaderno 59 dello Spettatore lessi 11 suo articolo sopra un poema epico di argomento moderno, dove Ella urbanamente scherzava sopra il mio saggio di traduzione dell’Odissea.3 Non vi badai allora più che tanto; ma poco dopo balzatami la palla, diedi a vedere con quattro parole d’essermene accorto: e fu nella prefazione d’una mia traduzioncella 4 che feci stampare in Milano. Non mi era pur passato per In mente eh ’Ella fosse autrice 1 Prima: «non m’intendendo». 2 Dalla copia di Paolina, corretta daU’autore, in casa Leopardi. — 11 conte pesarese Francesco Cassi (1768-1846) aveva una parentela coi Leopardi, essendo figlio di Annibaie Cassi o di Vittoria Mosca, sorella di Virginia madre di Monaldo Leopardi: era dunque zio cugino di Giacomo, come Terenzio Mamiani gli era zio cugino per parto della madre Vittoria Montani. La Geltrude Cassi in Lazzari, la donna del «primo amore», era sorella di Francesco. Questi si rese noto specialmente per In sua Farsaglia, su cui lavorò tutta la vita, dandone un primo saggio nel ’20, e pubblicandola tutta in fascicoli dal ’26 in poi. Più che una traduzione, essa è ima larga parafrasi, con molti pezzi omessi e molti nuovi introdotti; in modo che di Lucano non vi si sentono più né lo stilo, né difetti né pregi. Tuttavia n’ebbe grandi lodi; tra le quali assai significativo quelle del Manzoni, che letterariamente militava in campo opposto. 3 Vedi lett. 12, pp. 30-31, nota 3. 4 Quella del TT deli’Eneùle.