Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/113

Da Wikisource.
80 epistolario

piccola forma, che si portano in mano agevolmente, sí che studio quasi sempre all’uso de’ Peripatetici, e, quod maximum dictu est, sopporto spesso per molte e molte ore l’orribile supplizio di stare colle mani alla cintola. O chi avrebbe mai pensato che il Giordani dovesse pigliar le difese di Recanati? O carissimo signor Giordani mio, questo mi fa ricordare il si Pergama dextrâ. La causa è tanto disperata che non le basta il buono avvocato, né le ne basterebbero cento. È un bel dire: Plutarco, l’Alfieri amavano Cheronea ed Asti. Le amavano e non vi stavano. A questo modo amerò ancor io la mia patria quando ne sarò lontano; ora dico di odiarla perché vi son dentro, ché finalmente questa povera città non è rea d’altro che di non avermi fatto un bene al mondo, dalla mia famiglia in fuori. Del luogo dove s’è passata l’infanzia è bellissima e dolcissima cosa il ricordarsi. È un bellissimo dire: Qui sei nato, qui ti vuole la provvidenza. Dite a un malato: Se tu cerchi di guarire, la pigli colla provvidenza; dite a un povero: Se tu cerchi d’avvantaggiarti, fai testa alla provvidenza; dite a un Turco: Non ti salti in capo di pigliare il battesimo, ché la provvidenza t’ha fatto Turco. Questa massima è sorella carnale del Fatalismo. «Ma qui tu sei dei primi, in città piú grande saresti dei quarti e dei quinti». Questa mi par superbia vilissima e indegnissima d’animo grande. Colla virtù e coll’ingegno si vuol primeggiare, e questi chi negherà che nelle città grandi risplendano infinitamente piú che nelle piccole? Voler primeggiare colle fortune, e contentarsi di far senza infiniti piaceri, non dirò del corpo del quale non mi preme, ma dell’animo, per amore di comando e per non istare a manca, questa mi par cosa da tempi barbari e da farmi ruggire e inferocire. «Ma qui puoi essere utile più che altrove». La prima cosa, a me non va di dar la vita per questi pochissimi, né di rinunziare a tutto per vivere e morire a prò loro in una tana. Non credo che la natura m’abbia fatto per questo, né che la virtù voglia da me un sacrifizio tanto spaventoso. In secondo luogo, ma che crede Ella mai? che la Marca e il mezzogiorno dello Stato Romano sia come la Romagna e il settentrione d’Italia? Costí il nome di letteratura si sente spessissimo: costí giornali accademie conversazioni librai in grandissimo numero. I Signori leggono un poco. L’ignoranza è nel volgo, il quale se no, non sarebbe più volgo: ma moltissimi s’ingegnano di studiare, moltissimi si credono poeti filosofi che so io. Sono tutt’altro; ma pure vorrebbero esserlo. Quasi tutti si tengono buoni a dar giudizio sopra le cose di letteratura. Le matte sentenze che profferiscono svegliano l’emulazione, fanno disputare parlare ridere sopra gli studi. Un grand’ingegno si fa largo: v'è chi l’ammira e lo stima, v’è chi l’invidia e vorrebbe deprimerlo; v’è una turba che dà loco e conosce di darlo. Costí il promuovere la letteratura è opera utile, il regnare coll’ingegno è