Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/114

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ANNO 1817 • LETTERA 48 81 scopo di bella ambizione. Qui, amabilissimo Signore mio, tutto è morte, tutto è insensataggine e stupidità. Si meravigliano i forestieri di questo silenzio, di questo sonno universale. Letteratura è vocabolo inaudito. I nomi del Parini dell Alfieri del Monti, e del Tasso, e dell’Ariosto e di tutti gli altri han bisogno di commento. Non c’è uno che si curi d’essere qualche cosa, non c’è uno a cui il nome d’ignorante paia strano. Se lo danno da loro sinceramente, e sanno di dire il vero. Crede Ella che un grande ingegno qui sarebbe apprezzato? Come la gemma nel letamaio. Ella ha detto benissimo (e saprà ben dove) che gli studi come più sono rari meno si stimano, perché meno se ne conosce il valore. Cosi appuntino accade in Recanati e in queste provincie, dove l’ingegno non si conta fra i doni della natura. Io non sono certo una gran cosa: ma tuttavia ho qualche amico in Milano, fo venire i Giornali, ordino libri, fo stampare qualche mia cosa: tutto questo non ha fatto mai altro Recanatese a Recitato condilo. Parrebbe che molti dovessero essermi intorno, domandarmi i giornali, voler leggere le mie coserelle, chiedermi notizie dei letterati della età nostra. Per appunto. I Giornali, come sono stati letti nella mia famiglia, vanno a dormire nelle scansie. Delle mie cose nessuno si cura,1 e questo va bene; degli altri libri molto meno: anzi le dirò senza superbia che la libreria nostra non ha eguale nella provincia, e due sole inferiori. Sulla porta ci sta scritto ch’ella è fatta anche per li cittadini, e sarebbe aperta a tutti.2 Ora quanti pensa Ella che la frequentino? nessuno mai. Oh veda Ella se questo è terreno da seminarci! Ma e gli studi, le pare che qui si possano far bene? Non dirò che con tutta la libreria io manco spessissimo di libri, non pure che mi piacerebbe di leggere, ma che mi sarebbero necessari; e però Ella non si meravigli se talvolta si accorgerà che io sia senza qualche Classico. Se si vuol leggere un libro che non si ha, se si vuol vederlo anche per un solo momento, bisogna procacciarselo col suo danaro, farlo venire di lontano, senza potere scegliere né conoscere prima di comperare, con mille difficoltà per via. Qui niun altro fa venir libri, non si può tórre in prestito, non si può andare da un libraio, pigliare un libro, vedere quello che fa al caso e posarlo: si che la spesa non è divisa, ma è tutta sopra noi soli. Si spende continuamente in libri, ma la spesa è infinita, l’impresa di procacciarsi tutto è disperata. Ma quel non avere un letterato con cui trattenersi, quel serbarsi tutti i pensieri 1 Ciò non ora conforme al vero: il padre, i fratelli, lo zio C. Alitici, per taoere di altri, si curavano bene delle cose di G. 2 Cosi infatti vi si legge: «Finis amicis civibus | Monaldus de Leopabdis | Bibi.iothecam | A. MDG’CCXIT». Anche adesso la Biblioteca Leopardi è aperta a tutti; e visitatori non mancano, e né anche studiosi. K. - Leopardi. Epistolari». T.