Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/116

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ANNO 1817 - LETTERA 18 83 che chiamano mondane; ma per far questo io voglio un refendo che m’alletti e mi sorrida, uri mondo che splenda (sia pure di luce falsa), ed abbia tanta forza da farmi dimenticare per qualche momento quello che soprattutto mi sta a cuore; non un mondo che mi faccia dare indietro a prima giunta, e mi sconvolga lo stomaco e mi muova la rabbia e m’attristi e mi forzi di ricorrere, per consolarmi, a quello da cui volea fuggire. Ma già ella sa benissimo ch’io ho ragione, e me lo mostra la sua seconda lettera, nella quale di proprio moto mi esortava a fare un giro per l’Italia, benché poi (e son ben io perché) con lodevolissima intenzione della quale le sono sinceramente grato, abbia voluto parlarmi in altra guisa. Laonde ho cianciato tanto per mostrarle che io ho per certissimo quello che Ella ha per certissimo.1 Le dirò sinceramente, poiché rnel chiede, in qual maniera il cielo (che per questo ringrazio di cuore) m’abbia fatto conoscere lei e desiderare ch’Ella lo sapesse. Il povero marchese Benedetto Mosca (il quale so che Ella amava), cugino carnale di mio padre, venne un giorno a fare una visita di sfuggita ai suoi parenti, e queH’unica volta noi due parlammo insieme; dico parlammo, perché quando io era piccino ed egli fanciullo,2 avevamo bamboleggiato insieme qui in Recanati per molto tempo, ed allora io gli avrò cinguettato. Dopo non l’ho veduto più; ma so che m’amava e volea rivedermi, e forse presto ci saremmo riveduti, per lettere certamente, perché io appunto ne preparava una per lui che sarebbe stata la prima, quando seppi la sua morte; e di questa morte che ha troncato tanto non posso pensare senza spasimo e convulsione dell’animo mio. Mi disse dunque di Lei questo solo: che conosceva e, se non fallo, avea avuto maestro il Giordani il quale, soggiunse (ed io ripeto le sue stesse parole, e la sua modestia sei soffra per questa volta), è adesso il ’primo scrittore d’Jtaìia. 0 pensi Ella se i primi scrittori d’Italia si conoscevano in Recanati. Io avea allora 1 La bramu di uscire da Rotami ti era in G. non solo naturalmente insita, ma ragionata e da ragioni convinta: non aveva quindi bisogno di stimoli esterni; o anche senza l’esortazione del Giordani a viaggiare, sarebbe sorta egualmente. Credo però cho G. a’ ingannasse supponendo ohe il Giordani gli avesse poi parlato diversamente, ™ pur con lodevolissima intenzione. nella lett. 44, per una ragione dal Giordani non confessata, ma da lui, Giacomo, indovinata, quasi che il padre avesse spinto o pregato il Giordani a ciò. 2 Nell’ottobre del 1801, il marcliesino Benedetto Mosca, che aveva dodici anni, si trovava a Recanati ospite in casa Leopardi; e gli fu inoculato il vainolo insieme con Giacomo. «Giovane per bontà di cuore, per amore agli studii, per giudizio sanissimo, per sincerità degno della tua benevolenza. Con queste parole il Giordani presentava Benedetto Mosca al Monti nel giugno del 1811. Nel 1816 gli diresse ima lettera a stampa col titolo: Dubbi sopra un luogo di Giovenale (G. P.).