Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/124

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anno 1817 - lettere 19-51 91

quanto fieramente sia danneggiato l’onor dell’autore, e però la supplico quanto so e posso che se Ella fa eseguire l’altra edizione di cui mi parlò nella sua 9 Aprile, voglia sottometterla quanto al greco ad un correttore speziale che emendi gli errori, i quali anche nelle ottime stamperie deformano inevitabilmente quelle edizioni a cui non presiede l’autore, come sarebbe necessarissimo; o almeno qualche intelligente che ne pigli cura particolare. Di questa Edizione (ove si faccia) io non ho già volute chiederle 40 copie, come Ella rileggendo le mia lettera potrà vedere,1anzi le dico sinceramente che non avendo quaggiù amico il quale si curi di queste cose, esse mi sarebbero affatto superflue. Gradirò bensì che Ella me ne ponga in conto una diecina e non più.

Le acchiudo pure cinque Sonetti in istile fiorentino2 i quali Ella mi farà gran favore se vorrà compiacersi d’inserire nel prossimo quaderno dello Spettatore Italiano, perché il ritardo li renderebbe quasi inutili. Avrò caro anche che Ella non iscuopra per ora il nome dell’autore, il quale a suo tempo si manifesterà.

Accetti i sinceri saluti de’miei Genitori e fratelli e di tutta la mia famiglia, e le mie proteste particolari di stima e cordiale amicizia, e mi creda sempre devotissimo obbligatissimo servitore ed amico.


51.

Di Pietro Giordani.


Milano il di dell’Ascensione3 [1817].          


Mio carissimo signor Contino. Se Dio non le ispirava di «inverni i il dì 30 aprile,4 sa ella che mi si prolungava una pungente pena? perché sapendo io quanto è VS. cortese, e non vedendo risposta a due mie,5

oro forzato a temere o che in esse qualcosa (contro mia volontà e sa-

    l’Inno, seguono le due Odae adespotae. Ne fu fatta una edizione a parte, di pp. 28 (Milano, A. F. Stella, 1817), in-4°, quale estratto dallo Spettatore (Cfr. lett. 24, p. 48, nota 1).

  1. Cfr. detta lettera (n. 42) e la nota 1, della p. 72.
  2. Sono i cinque Sonetti in persona di Ser Pecora fiorentino beccaio, composti ai primi di maggio ’17, sul tipo dei Mattaccini del Caro, «in occasione che uno scrittorello [Guglielmo Manzi, bibliotecario della Barberina].... pubblicò in Roma una sua diceria, nella quale rispondendo ad alcune censure sopra un suo libro divulgate in un Giornale, usava parole indegne contro due nobilissimi lettorati italiani che ancora vivono [il Giordani e il Monti]». Non ostante che G. avesse molto raccomandato allo Stella la pronta pubblicazione di questi Sonetti, ossi non furono inseriti (non sappiamo por quali ragioni) né nel prossimo quaderno dello Spettatore né in altro: ma rimasero inediti fino al ’26, quando furono uniti al volumetto dei Versi, fatto stampare in Bologna dal Brighenti.
  3. 16 maggio.
  4. La lett. 48.
  5. Sono ai nn. 40 e 44.