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Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/125

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92 EPISTOLARIO pula) l’avesse offesa; o che la salute delicata di VS. avesse patito. E in questo timore mi premeva di più l’aver letto il stio Inno a Nettuno, accompagnato di tanto eruditissime note: parendomi impossibile che tanta erudizione, ch’io né vidi né lessi mai in alcuno della sua età, non possa aversi senza danno grave d’una salute anche più vigorosa e gagliarda della sua. E io insisterò sempre a pregarla e scongiurarla di aver cura di questa salute. Non basta, mio caro signor Contino, cessare talora dallo studio: comprendo benissimo dover essere ciò ch’olla mi dice, che interrotta la fatica dell’applicarsi, la travagli una molestia né mon grave nó men pemiziosa della malinconia. E perciò vorrei che non potendo costi aver piacevoli conversazioni, tanto più frequentasse gli esercizi corporali; che già sono necessarissimi; dai quali acquisterebbe vigore allo stomaco, alacrità alla testa, robustezza alle membra, serenità all’animo. Non so se a lei piaccia il ballo; che pure sta bene a un cavaliere: non so se ella non siasi già tanto indebolito che non possa sopportare la scherma: ma il cavalcare, il nuotare, il passeggiare, la piego che non le rincrescano: e se io fossi di qualche autorità presso lei, gliele vorrei comandare.i Io sono intendentissimo di malinconie: e n’ebbi tanta nella puerizia e nell’adolescenza, che credetti doverne impazzire o rimanere stupido. La mia complessione fu debolissima; nacqui moribondo, e sin dopo i vent’anni non potei mai promettermi due settimane di vita. E se ora ho comportabile sanità (non vigore), lo debbo all’aver fatto esercizio. Però le raccomando fervidamente che non voglia mancare a se stesso. Non so contraddire a molte cose che facondissimamente mi dice della sua situazione. Nondimeno pensi ch’ella ha pure un gran vantaggio: quel padre amoroso e savio, quella copiosa libreria, quell’amor degli studi ch’ella ha, molti nobili non l’hanno. E a questi che giova esser nati in Milano, o Venezia, o Napoli; se non di avere maggior numero di testimoni che disprezzino il loro poco valore? Consideri qui quanto è prezioso privilegio esser nato nella ricchezza: 2 non mancar delle cose bisognevoli e comode; non dovere aver inai bisogno degli uomini; che tanto sono duri, ingiusti, crudeli, insolenti, stolidi! Oh, se ella potesse intender bene questa cosa! che giova nascer in una metropoli; ed aver bisogno degli uomini? Erami venuto in mente, tanto mi sento affezionato a lei, che l’anno venturo se mi riuscisse di aver ac-, comodato lo cose mie domestiche, non mi rincrescerebbe di stare per qualche tempo in quel Recanati dov’ella tanto si annoia: e starvi unicamente per interrompere un poco i suoi studi; darle un orecchio o un cuore che volent.ierissimo ricevessero le sue parole; forzarla a lunghe e frequenti passeggiate per cotesti colli Piceni; e distrarla un poco dalla fissazione delle malinconie, io credo che in Recanati troverei una dozzina sufficiente; poiché a me basta amorevolezza e nettezza negli ospiti, e una sufficiente comodità: grandi lautezze non mi abbisognano: volentieri mi accomodo alla semplicità; e le grandezze che ho provate (fuori di casa mia), mi sono col provarle assicurato che non sono mai necessarie, talora a me fastidiose. Veda ella dunque in qual modo io pensi a lei. E certo ho un grande e continuo desiderio di conoscerla di persona, 1 Alcuni di questi pur saggi consigli, date le condizioni dolla saluto di G. ormai irreparabilmente rovinata, o quelle economiche della sua famiglia, dovevan sonare al povero giovine come un’amara ironia. 2 Sebbene i Leopardi non vivessero, in quegli anni, nelle ricchezze, non si facevan tuttavia mancare ogni agio e decoro di vita materiale e inteilettuale.