Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/177

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ut EPISTOLARIO scrivere un trattato del quale anni sono avea preparati e ordinati e abbandonati i materiali.1 Ne scrissi il principio, e poi lo lasciai per miglior tempo. Se questa avesse potuto trovarvi prima che partiste per Milano, v’avrei pregato che vi faceste dare dallo Stella qualche copia del secondo deli’Eneide da donare 2 a qualcuno degli amici vostri, avvertendoli ch’ella è opera non limata, dove l’autore ha corretti dopo la stampa e mutati infiniti luoghi,3 e in ¡specie cancellata tutta quanta la stentatissima prefazione. Certo è che ora pochissimi sanno il nome mio, ma questi pochissimi non conoscono altro che quelle mie cosacce delle quali m’ho a vergognare; ed io quando s’abbia a conoscere qualche mia cosa, non mi curo che sia conosciuta altra che questa cosi imperfetta convella è. Ma questa appunto, perché tutto vada secondo il mio desiderio, posso dire con verità che l’averla fatta stampare non m’ha giovato ad altro che a donarne tre copie in tutto e per tutto, non contando io per niente quel mezzo centinaio che n’ho fatto seminare tra questa vilissima plebe Marchegiana e Romana.4 In somma olla è perfettissimamente ignota da coteste parti, dove pur vedo che si parla di cento altre traduzioni, che in coscienza non posso dire che sieno migliori. E questo viene che io, non avendo nessunissimo commercio letterario con nessuno, non posso da me stesso spargere nessuna opera né mia né altrui, né anche donandola. E lo Stella che, non potendo io donare per la ragione clic ho detto, avea promesso di badare allo spaccio di quel libercolo come di cosa propria, lo lascia dormire a suo agio, coni’ è naturale, e come ho veduto in una nota ch’ei m’ha mandata.5 E dorma in pace, eli’è meglio ch’io non v’abbia potuto dare questa briga. Dell’Arici, avete fatto benissimo. Sappiate che io non ho un baiocco da spendere; ma mio padre mi provvede di tutto quello ch’io gli domando, e brama e vuole che gli domandi quello elle desidero. E io tra il non avere e il domandare scelgo il non avere, eccetto se la necessità de’ miei studi o la voglia troppo ardente di leggere qualche libro non mi fa forza.6 E dico la voglia di qualche libro, perché niente altro che libri io gli ho domandato mai, fuor so1 II Saggio sugli errori popolari degli antichi. Cfr. lett. 20. p. 42, nota 2. 2 Nella nopia era scritto «per donarla *, 3 V. lett. 33, p. 58, nota 1; e 30, p. 62. nota 1. Le ripetuto e numerose correzioni, anzi che provare che la traduzione ne avesse bisogno, mostrano la molta stima e affezione di G. a questo suo lavoro. 4 Cfr. lett. 87, p. 138. nota 1. 5 Nella lotterà a Monaldo dei 25 giugno’17, che si legge nel citato volume Lettere inedite ecc., Lapi, 1888, pp. 113 e sgg. 6 Cfr. lett. 78. p. 126. nota l.Ma se G. si lasciava vincere dalla voglia ardente de’ libri, e li otteneva dal padre, vuol dire che o tra il non avere e il domandare» egli non sceglieva «il non avere i.