Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/209

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174 EPISTOLARI 1) cerei la solita canzone con rabbia mia e tedio vostro: ma nell’ultima Lettera mi pare di vedervi allegro, e voglio essere allegro aneli’ io. Dal Perticari, con tutto il giudizio del Monti e del Mustoxidi e del Rosmini e vostro, vedete che temerità, disconvengo in certe opinioni, non dico fondamentali ma sostanziali; quanto però le ho potute vedere o argomentare dai giornali, non avendo avuto il Trattato, e non essendone in questi paesi né pur l’odore. E giacché siamo sul farla da temerari, e sul giudicare senza aver letto, e in somma sul dire spropositi, diciamone un altro. La scoperta dell’Eusebio parve a me pure una gran cosa quando la vidi annunziata nei giornali.1 Ma letto il sommario o indice pubblicato dal Mai, non mi parve più quella, parte perché intorno alla metà, se mi ricordo bene, di quei frammenti di scrittori antichi che fanno quasi tutta l’opera, già si avevano, e nella lingua loro, cioè la greca, onde l’Armeno è quasi inutile; parte perché tutto il metodo e il complesso del primo libro ch’è il nuovo, mi par tale da non poter giovare più che tanto. Crederei più notabile il Canone s’è vero che differisca non poco dal Geronimiano. Mi rallegro che Milano v’invischi. Segno che non siete 1111 uccello tanto salvatico. Mando questa a Vicenza, come mi dite, ma scommetto che se la mandassi a Piacenza, vi troverebbe più presto, perché vedo che, quanto prima dite di muovervi, tanto più tardi vi movete, se bene Piacenza non è cosi appiccaticcia coinè Milano. Siamo alla line di Maggio, e fra Luglio e questo c’è solamente un mese. Che? non verrete più in Luglio? Ho paura che non tocchi a me a pagar la spesa delle vostre tardanze, e a proporzione che guadagna la Lombardia, perda la Marca. Per Dio non fate che sia vero, ché non è giusto. Anzi vorrei che quando sarete qui vi crescesse la poltroneria. State sano e vogliatemi bene e viaggiate allegramente. Addio. Addio. tili dello Stella nell’esigere i suoi crediti, e nel mettere in giro le cambiali o tratto a debito di Monaldo, che aveva sempre fatto onore ai suoi impegni (cfr. lett. 87, p. 137, nota 3 e 108, p. 169, nota 1). Il fatto è che non solo Monaldo cessò i suoi rapporti commerciali con l’editore milanese, ma anche G. stette lungo tempo senza riprendere il carteggio con lui, cioè fino a quando nel ’25 strinse con lui la nota convenzione, che da Monaldo non tu troppo bene veduta. Ci fu solo un momento, ai 26 febbraio ’21, in cui G. scrisse allo Stella per rispondere a una lettera di lui, che gli aveva accluso copia di una letterina abbastanza insolente e irritante inviata a Monaldo; la quale fini per guastare del tutto le relazioni tra Monaldo e lo Stella; come si vedrà a suo luogo. 1 Non è improbabile che dn questo momento G. cominciasse a pensare vagamente all’opportunità e utilità di quello che furono poi le sue Osservazioni alla Cronica di Eusebio.