Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/211

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176 EPISTOLARIO corno facessero, volendola avviare in qualche terreno. Altrove sento che si semini intorno alla mietitura, o prima o dopo; ma prima di bruciare le stoppie, e basti spargere la sementa per terra: poi si brucino le stoppie, le cui ceneri cuoprano bastantemente il seme senz’altro lavoro. Si come mi domandate istruzione per coltivarla, cosi, quando queste cose ch’io v’ho dette, e quelle che dice il Re, che non sono molte, non vi bastassero, potrei farvene copiare da altri libri che ne parlano più lungamente, e mandarvene; ma mi vergogno di farlo, perché m’immagino che cotesta dama studiosa dell’agricoltura non abbia già solamente le opere di Filippo Re, ma molte altre; e quando anche non ne avesse, ed ella e voi siete in paesi, dove c’è altra copia di libri che non in Recanati. Vi ho scritto una settimana addietro,1 indirizzando costà, vale a dire a Vicenza. Addio. Vi aspetto: con che desiderio! se potete, fìguratevelo. State sano e contento, e pensate a venire. Addio. 116. Di Pietro Giordani. Vicenza 16 Giugno [1818]. Mio carissimo Giacomino. Millo ringraziamenti per la vostra del primo, si copiosa e diligente nell’infomiuimi della Svila. Circa la semente parleremo in presenza. Intanto ho mandata la bellissima ¡btruzione a mia cugina, e ve ne ringrazio molto molto per me e per lei. Sono stato a Venezia dodici giorni: ho goduto assai in quella città, piena di forestieri inglesi e russi, e piena di amici e conoscenti miei. Mi è riuscita mirabil cosa, e quasi nuova, benché la vedessi per la terza volta. Sul partire ebbi la vostra 25 maggio; 2 0 ben faceste di credermi, e mandarmela direttamente qua; poiché io da Piacenza partii il 22. Di tutte quelli’ coso letterarie delle quali ivi mi parlate, non vi dirò nulla; serbandole ai nostri lunghi colloqui di costi: dove io tengo che sarò certamente entro luglio; e ne’ prineipii di quel mese in Bologna. Appena posso passare in qualche luogo, che non vi rimanga trattenuto. Noi ci vedremo dunque, mio caro, e saremo insieme, e d’infinite cose parleremo lungamente. Intanto seguite a curaro la vostra saluto, o a volermi bene. Ricordatemi al Signor Padre e al fratello. Non credo che vi bisogni di scrivermi; ma se mai bisognasse in questo frattempo, considerando la gran lentezza delle poste, sarebbe meglio che lo dirigeste a Bologna, ferme in posta. Addio carissimo Giacomino: v’abbraccio col cuore. Addio. 117. Dello stesso. Vicenza lfi Luglio [1818]. Mio carissimo Giacomino. È un pezzo che non vi scrivo, né ricevo lettere da voi. Non voglio però che di me vi dimentichiate, né vi crediate dimenticato da me. Circa la metà di agosto, penso di vedervi ed ab1 P. la lettera precedonte. 2 È al n. 114.