Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/217

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182 EPISTOLARIO za nell’ottimo suo cuore, e nel suo zelo per le buone lettere, che non dubito punto ch’ella non voglia fare il sagrifizio, che instantemente le chieggo, di dare cioè alla sua traduzione quella forma, che più le paia opport una per renderla pubblica. Noi che, se ad onta delle coso ch’ella accenna io insisto, lo fo sulla sincera idea, che tal lavoro non sia per esserlo né aspro, né malagevole, avendo ella già fatto il più. Cosi poi non lascierò di far uso anche di quante illustrazioni Ella possa credere conveniente cosa pubblicare in proposito, se ciò le aggrada, quando pur fossero di tale natura da non collegarsi coll’indole della Collana, riguardata rigorosamente. Né occorre che si faccia alcun obbietto sulla proprietà ili tali sue composizioni, perciocché queste sai-anno sempre sue pienamente, e a me basterà il grazioso uso che me ne permetta. Tengo adunque che pei suddetti frammenti voglia ella favorirmi; rimettendomi a lei pel tempo, il quale però desidererei che non fosse oltre tre o quattro mesi all’incirca. Cosi potessi dirlo del trattatello di Luciano sul come vada scritta l’istoria; il quale da chi mi assiste nella Impresa si era già proposto di porre nel primo volume; onde non avendolo ella pronto, e volendo io pubblicare il primo volume, se posso, in Ottobre, sarà d’uopo che si provveda altrimenti. Siccome poi Ella amorevolmente mi dice, che io concreti con maggior precisione alcun altro mio desiderio; giacché si è parlato della traduzione di frammenti di Dionigi d’Alicarnasso, parlerò volentieri di quella della intera Opera. Quindi è, che vengo a proporlo di voler emendare, e migliorare alcune delle meno cattive traduzioni di questo Autcra’, quale a lei piaccia di scegliere. Il qual lavoro voglio sporaro che per la stretta connessione che ha con quello de’ frammenti, le sarà pii’i gradito. Cosi poi assumendo questo carico, potrà mutarsi la misura del tempo, che per quelli ho di sopra indicata; mettendola arbitra del medesimo, ben persuaso che discretamente combinerà il comodo suo e le mie necessità. a E qui riconfermandole, che di quanto si vorrà dare la pena di fare per amor mio, mi farò impegno che s’abbia prova di mia riconoscenza; pronto altrimenti ad udire ciò che in proposito ella credesse di aggiungere, con veracissima e rispettosa stima mi confermo TTmil.mo Dev.mo Servitore. u£>. A Pietro Giordani. - Bologna.1 Roca nati 21 Agosto 1818. Questa è la terza cho vi scrivo costà; la prima raccomandata al signor avvocato Brighenti 2 in risposta alla vostra ultima di Vicenza, la seconda 3 in risposta all’altra dei 6, questa dietro all’ultima dei 15,4 alla quale rispondo prima ch’io posso come ho fatto alle due precedenti. Che vi lagniate di me, credendo eli’ io non v’abbia scritto, non mi duole, anzi mi piace. Ma mi dispiacerebbe da vero 1 Dalla copia di Paolina, con correzioni di C.., in casa Leopardi. 2 fi al n. 120, dei 31 luglio. 3 È al n. 122, dei 14 agosto.

  • È al n. 123.