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Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/218

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ANNO 1818 - LETTERE 121-120 183 ohe questa non vi arrivasse, e temendo forte che non succeda, la mando alla posta di Loreto, perché intendo che questo sia il pili sicuro.1 Per amor di Dio, che minacce son quelle che mi fate nell’ultima vostra? Che vi lagniate di me innocente, come ho detto, non mi dispiace; ma queste minacce mi spaventano. Se il disagio che vi dee costare a far la via della Marca pili tosto che di Toscana, è grave, non fate più caso del dolor mio che dell’incomodo vostro; s’è leggero, non v’amo tanto poco ch’io non vi preghi e scongiuri a sostenerlo perch’io non sia privo di questa infinita consolazione di vedervi. Potrei lamentarmi di voi che abbiate voluto accorarmi e atterrirmi per un sospetto che non vi doveva per nessunissima guisa entrare in mente, quando prima non aveste saputo ch’io fossi impazzito. Potrei ricordarvi le promesse vostre tali e tante, che non le potete mandare a male per qualsivoglia motivo, senza bruttare la vostra fede. Ma quelle cose eli’ io potrei dire le lascio pensare a voi. Comunque procederete, non potrete fare ch’io non v’ami, e sempre, e ardentemente. Passato Agosto, quando io non v’abbia veduto, aspettatevi una mia lettera a Roma. Addio, addio.2 126. Di Pietro Giordani. Bologna 26 Agosto [1818]. Perdóno, perdóno, carissimo Giacomino; perdonatemi, perdonatemi. Oh come avrei creduto di poter dare disgusto a! mio Giacomino! Ma come anco è divenuto possibile che le vostre lettere, le quali non si smarrivano di venirmi cercando per ogni lato di Lombardia, per ogni parte del Veneziano, abbiano perduta Ir strada in casa propria: e non abbiano saputo venire da Recanati a Bologna! e due n’ho perdute: e se non ricevevo questa dei 21, non credevo già voi impazzito, ma ne impazzavo io, non sapendo più persuadermi che il mio Giacomino non mi disamasse; e non potendo pensarno alcuna cagione. Io però vi ringrazio ora, che parmi di avervi (oh con quanta consolazione!) ricuperato, senza mai avervi porduto: e da capo vi prego che mi perdoniate: sarei imperdonabile se avessi dubitato di voi: ma se generalmente non mi rassicuro della razza umana, ho troppe ragioni. Lasciamo lo querimonie. So non muoio tra pochi df, tra pochi di ci vedremo; in principio di settembre; qualche giorno più tardi che non avrei creduto: mi ritiene grave malattia d’un’amica amabilissima; dalla quale non so allontanaimi senza lasciarla incamminata al guarire. 3 Sopportate questo poco indugio 1 Nella copia dopo «sicuro» era anche la parola «partito», cancellata da G. 2 Questa nobile o dignitosa giustificazione di G. contro l’ingiusta lettera del Giordani (n. 123) non fu senza effetto, avendo determinato nel Piacentino una salutare resipisconza, manifestata con la lettera che segue, ond’egli fece ammenda presso G. 3 Non saprei dire con certezza a quale delle molte e vario fiamme onde arse, quasi sempre platonicamente, il cuoro del Piacentino, si alluda qui: scrivendo da Bologna, che intenda la Martinetti?