Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/234

Da Wikisource.

ANNO 1818 - LETTURE 139-14«199 mone. Avranno essi un corrodo di erudizione e di lettura assai inferiore della vostra, ancorché essi triplichino la vostra età; ma hanno a favor loro appunto la prevenzione dell’età che è tutta contro di voi, e la prattica della professione, che se non può mettersi in alcun confronto coll’importanza ed elevatezza dei vostri studi, somministra peraltro i mezzi opportuni per ben corrispondere all’incarico. Quando io ho voluto un esperto Fattore por presiedere ai beni di 8.“ M.a in Potenza che tengo in affitto, non vi ho chiamato né il P. Cassor, né il P. Colizzi, ina F. Matteo Conocehiaro. Temerei perciò che se io vi suggerissi di porvi fra gli aspiranti all’impiego di Custode della Vaticana, vi esponessi ad una sicura ripulsa. Piuttosto io credo di rendervi maggior servizio, stando in attesa della vacanza di un secondo posto nella Vaticana per avvisarvi a domandarlo, indicandovi ancora i mezzi che mi sembrano efficaci alP intento. Volete però intanto aprirvene la strada ampia e sicura? lasciate ogn’altra vostra letteraria fatica, e ponete soltanto ogni cura a continuare l’incominciata traduzione dell’Odissea.1 Questo lavoro merita ogni vostro sforzo, e può procurarvi quella fama, elio da cento altri non potete assolutamente sperare. Cedete una volta alle insinuazioni di chi vi parla con ingenua amorevolezza, e col sentimento di avveduti letterati. Dite ni nostro Carlo (il Lamotte della letteratura moderna, come voi siete il Dacier, o la Dacier dell’antica), ditegli che l’ottenere il permesso per la stampa della sua traduzione dall’Inglese,2 è impresa ineseguibile. Il Protagonista dell’opera divenuto da Padrone lo spavento di Europa, vi è rappresentato con colori troppo contrari agl’interessi «lei Governi od alla tranquillità delle Nazioni. Lo stampatore della traduzione francese pagò con una grossa multa e col carcere la sua imprudenza, e perderebbe almeno il suo posto, autorizzandone qui la stampa, il Maestro dei SS. Palazzi a Arcivagliatore della letteraria mondiglia», come il chiamavu Mariottini nel N.° 1° del suo Zibaldone, che fu soppresso al N.° 2°, e che vi farò leggere al mio ritorno. La mia Manetta scrisse, poco dopo il nostro arrivo, alla vostra Paolina, e vedendosi tuttora priva di risposta, crede la sua lettera inabissata nei gorghi postali. Cresco la di lei inquietezza per siffatto incidente, dopo aver veduto che Pietruccio a Tommasino, e Luigi a Ruggiero hanno scritte due leggiadrissime lettere. Pietruccio vi comparisce un mostro d’ingegno, poiché lo stesso Sterne si farebbe un vanto di aver scritta quella lettera, ed anche Luigi ha stesa la sua in modo da far conoscere che se impiega gran parte del giorno nelle arti meccaniche, non impiega minor parte della notte negli studi liberali.3 Tanto merito per altro di quelle lettere ha posto i miei Figli nel maggioro imbarazzo, e per riscontrarlo in qualunque modo, han dovuto ricorrere al buon Zio Girolamo. Baoiate per me con tenerezza lo mani alla vostra carissima Mamà. e la fronte al vostro non men caro Papà: baciate le gote «che esistono vermiglie» ai tre vostri fratelli, e fate una riverenza alla Sig.ra Nonna ed alla Sorella. Ritirate poi dall’Ufficio Postale, franchi di porto, amplessi e riverenze di tutti questi Congiunti con l’intesa che ne passiate, secondo le rispettive classi, una buona dose ai Vostri. 1 Su questo chiodo l’Antiei non cessa di battere. 2 Cfr. lett. 50, p. 90, nota 4 e 53, p. 95, nota 4. 3 È chiaro che qui l’Antiei scherza ironicamente, avendo indovinato che quelle troppo elaborate lettere non potevano esser farina del sacco dei due minori fratelli di G.