Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/235

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200 EPISTOLARIO Avvertite Carlo che la celebre Storia di Hume ha trovato già in Lombardia il traduttore, che si nomina nel frontespizio, e che adesso non l’ho presente alla memoria. Perciò ancor egli lasci le bagattelle e ci dia in nobile stile Italiano (non Fiorentino) la traduzione di qualche classico Inglese, scegliendolo fra quei Biografi, di cui due anni addietro gli rimisi nota. M’incontrai appunto ieri ad imparare da un libro Tedesco che è celebre la Storia di Federico II di Prussia dell’Inglese Gillies. Simili traduzioni producono piacere e fama a chi le intraprende e nuova l’icohezza alla propria Nazione. Dunque, cari Nepoti, lasciate tante fatiche per oggetti ingrati, ed indegni delle vostre forze. Ponete mano per ora ai lavori che vi ho raccomandati, e trarrete cosi vero profitto dalla felice situazione in cui siete di sentire una viva passione per gli ameni studi, e di aver l’animo sgombro, e i giorni liberi dalle moleste cure di pubblica o di domestica amministrazione. Perdóno della mia prolissità, che trova amplissima scusa nella rarità delle nostre lettere. Vi abbraccio e sono di cuore il V.° Aff.mo Zio.1 141. A Pietro Giordani. - Piacenza,2 Recanati 14 Dicembre 1818. Mio carissimo. Ho ricevuto la vostra dei 19 del passato,3 scritta e spedita la mia dei 27,4 dalla quale avrete veduto che cosa sia quel 1 A questa lettera G. si affrettò a rispondere in data dei 18 con una sua, perduta, il cui contenuto tuttavia trovasi quasi testualmente riportato nella seguente di C. Antiei a Monaldo, in data dei 23 dicembre: «Giacomo lia risposto alla mia lettera. Egli mi dichiara che pur troppo si sente disadatto ad aspirare al primo posto nella Vaticana, e che presentiva la non vacanza di un posto secondario. Geme sull’oscurità del suo destino e sulla vita che deve condurre lontano da tutto ciò che potrebbe dare una direzione ed un compenso alle sue fatiche. Il dolor di occhi che ‘ da vari mesi lo tormenta lo priva ancora dell’unica risorsa elio trovava noi studi. Privo cosi di ogni sollievo, e senza neppure un raggio di speranza, confessa di esser vicino alla disperazione. La morte che temeva, ora la desidera, poiché soggetto per temperamento alla più nera malinconia, e senza alcun divagamento che possa strapparlo ai suoi pensieri, egli spasima la mattina perché giunga la sera, e la sera perché tomi la mattina. Egli si vede tuttora nello stato di dieci anni fà, senza aver fatto un passo verso il conseguimento dei suoi desideri giusti, moderati, approvati da chiunque; e considerando il frutto delle sue occupazioni, che nel fior degli anni lo hanno fatto dispregievolissimo della persona, e il cuore e la mente addolorata e l’esistenza miserabile e tormentosa, non ha più lena per applicarsi B.WOdissea — Nel venturo ordinario risponderò per combattere questo lamentnzioni, e conchiuderò che a voi pieno di fiducia confidi tutti i suoi pensieri ecc. ecc. Mi sono creduto in dovere di porvi al giorno di tutto, affinché se manca il coraggio a vostro Figlio di aprirsi con voi, ne prendiate argomento per aprirvi con lui, che sicuramente ha sommo bisogno dei vostri amichevoli consigli. Affinché possiate regolarvi, vi accluderò la copia della mia risposta. Conosco della massima importanza per la vostra domestica felicità il mettere in calma lo spirito di Giacomo, poiché ne risentirà il buon effetto ancor quello di Carlo». 2 Dalla copia di Paolina, corretta da G., in casa Leopardi. 3 È al n. 136. 4 Num. 137, p. 196, nota 2.